Mario Monti multò Microsoft per 497 milioni di euro
All'alba di un possibile governo tecnico a guida Mario Monti, ecco spuntare una "vecchia" storia riguardante il mercato tecnologico.
Mario Monti è un economista di fama mondiale, è advisor di Goldman Sachs, presidente europeo della Commissione Trilaterale (organizzazione non governativa e neoliberista fondata da David Rockefeller), è un membro del comitato direttivo del club Bilderberg ed è stato il primo presidente del Bruegel, think tank nato a Bruxelles nel 2005 composto e finanziato da 16 Stati membri dell'UE e 28 multinazionali. Insomma: è più che un pezzo grosso, è uno degli uomini chiave del sistema economico mondiale, ed ha avuto ruoli di primissimo piano anche nel mercato europeo. Basti pensare che dal 1995 al 1999 è stato Commissario europeo per il mercato interno, per poi passare -dal 1999 al 2004- a ricoprire il ruolo di Commissario europeo per la concorrenza ed è proprio in questa veste che Monti si rese protagonista della storia che ricordiamo oggi.
Come commissario per la concorrenza, Mario Monti si è protagonista di un pezzo di storia che ha fortissimamente influenzato il futuro di Microsoft. Fu proprio Monti, nel 2000, a cominciare la battaglia contro l'azienda di Redmond -allora guidata da Bill Gates- accusandola di abuso di posizione dominante. L'accusa era partita dalla Sun Microsystem, ma fu Monti ad accoglierla e a condurla in porto.
Dopo cinque anni di indagini, Microsoft fu condannata al pagamenti di una multa pari a 497,2 milioni di euro e venne obbligata a rendere pubbliche e accessibili alla concorrenza le informazioni relative ai server, nonché a rilasciare una versione del sistema operativo che non prevedesse l'inserimento di default del lettore multimediale Windows Media Player.
Fu la multa più corposa mai applicata dall'Unione Europea e anche se si rivelò irrisoria considerando il patrimonio stimato dell'azienda di Redmond, innescò una reazione a catena che ha portato -nel 2008- all'ennesimo verdetto sfavorevole a Microsoft, verdetto che si è concluso con una nuova multa del valore di 889 milioni di euro per non aver rispettato in pieno la precedenza sentenza. Figlia dello stesso principio, inoltre, è anche l'azione del 2009 riguardante Internet Explorer, azione che ha imposto a Microsoft l'obbligo di offrire ai suoi clienti la libera scelta del browser.