Bing, il motore di ricerca di Microsoft, è finito al centro di un forte polverone a causa delle immagini pedopornografiche che i risultati di ricerca mostrano senza filtri. Lo ha scoperto una ONG israeliana, la AntiToxin, all'interno di un'inchiesta di TechCrunch sul motore di ricerca. In breve, la testata ha scoperto che alcune parole chiave piuttosto semplici consentivano agli utenti di trovare su Bing immagini pornografiche aventi come protagonisti dei bambini, il tutto senza alcun tipo di filtro. Un problema accentuato dal fatto che Bing arriva anche a suggerire ricerche relative alla pedopornografia, inserendo nei suggerimenti automatici – quelli che appaiono mentre si cerca qualcosa – parole legate a minorenni.
Un problema gravissimo che secondo TechCrunch indica "il fallimento di Microsoft nel sorvegliare adeguatamente Bing e nell’impedire che diventi uno strumento in aiuto dei pedofili", a differenza di Google dove le stesse chiavi di ricerca non portano a risultati così estesi. L'azienda di Redmond ha risposto spiegando che "questi risultati sono inaccettabili secondo i nostri standard e le nostre politiche e apprezziamo che TechCrunch ci abbia resi consapevoli. Abbiamo agito immediatamente per rimuoverli, ma vogliamo anche evitare altre violazioni simili in futuro". Microsoft avrebbe anche allocato un team specializzato per risolvere il problema e salvaguardare la situazione nel futuro.
Ma se da un lato le parole che prima rimandavano ai contenuti pedopornografici sono effettivamente state oscurate – ora non mostrano nulla – dall'altro lo è altrettanto il fatto che ad oggi è ancora estremamente semplice raggiungere questa tipologia di contenuti da Bing semplicemente cambiando le chiavi utilizzate sul motore di ricerca, con tanto di suggerimenti per le parole pornografiche. Quello della pedopornografia è d'altronde un problema enorme per le aziende tecnologiche che, come sottolinea la testata autrice dell'inchiesta, è dovuto anche all'enorme differenza tra la gigantesca mole di informazioni che transitano da queste realtà e dalle relativamente poche persone dedicate al controllo. Lo stesso problema lo sta affrontando WhatsApp, che a causa della sua crittografia rende difficile l'individuazione di contenuti pedopornografici inviati tramite l'app.