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Ministry of Sound fa causa a Spotify per aver copiato le “playlist”

Il brand che raccoglie diverse realtà musicali è pronto a fare causa a Spotify per il plagio delle sue compilation tramite le playlist degli utenti, che sono apparse nella nuova feature dell’applicazione.
A cura di Bruno Mucciarelli
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Ministry of Sound, brand che raccoglie diverse realtà del mondo musicale come anche discoteche sparse per il mondo, ha fatto causa a Spotify intimando all’azienda svedese di rimuovere dal proprio servizio tutte le playlist che emulano le compilation pubblicate proprio da Ministry of Sound. L’etichetta aveva già contattato Spotify più volte in maniera informale ma la società svedese non aveva mai accolto le sue richieste.

La possibilità di creare playlist su Spotify consente agli utenti di replicare in qualche modo le compilation di Ministry Of Sound, comprendendo anche oltre ai brani scelti, l’ordine degli stessi. Un lavoro certosino quello di realizzare una specifica e ben architettata playlist e proprio su questo, Lohan Presencer, CEO di Ministry of Sound, ha voluto ribadire la sua dichiarando come le compilation sono coperte dal diritto intellettuale.

Quello che facciamo è molto di più che mettere insieme delle: ci vuole ricerca e l’uso di proprietà intellettuali, per creare le nostre compilation, e non è appropriato per qualcuno limitarsi a tagliare e incollare.

Secondo il CEO di Ministry of Sound anche uno specifico ordine di brani è coperto da diritti ed è giusto lottare per preservarlo addirittura con possibili cause legali. Come confermato da Spotify allo stesso Presencer, l’azienda al momento non dispone di una struttura per remunerare gli sforzi di chi offre, ad esempio, la sua esperienza e conoscenza musicale, per creare le playlist secondo specifiche conoscenze musicali. Sul portale di Spotify vengono pagati solo i possessori di contenuti, e non i curatori degli stessi.

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