Nella demo di The Matrix Awakens il vero spettacolo non sono gli attori ma la città
È dallo scorso weekend ormai che un video su YouTube e l'esperienza su console dalla quale è tratto stanno infiammando l'animo dei videogiocatori incalliti e non solo: si tratta di The Matrix Awakens, una dimostrazione tecnica per Xbox e PlayStation basata sull'immaginario della trilogia cinematografica di Matrix, realizzata dagli sviluppatori di Epic Games (quelli di Fortnite) per mostrare al mondo le capacità del suo motore grafico 3D, l'Unreal Engine 5. Il contenuto dell'esperienza sta facendo gridare al miracolo per il fotorealismo che promette di garantire all'interno dei videogiochi di prossima generazione, ma in molti si stanno soffermando sui dettagli sbagliati.
Cos'è l'Unreal Engine e perchè è importante
Il software al centro del video che sta circolando su YouTube, TikTok e gli altri canali social si può definire come un ambiente 3D nel quale gli sviluppatori di giochi possono dare vita a tutto quanto possano immaginare, nel modo più realistico possibile. Nato nel 1998, il software è stato aggiornato e mantenuto al passo con gli avanzamenti tecnologici contemporanei fino ad arrivare alla versione odierna; quel che è importante però è che l'Unreal Engine non è un prodotto sviluppato esclusivamente per uso interno, ma viene venduto da Epic Games in licenza a sviluppatori terzi, che possono usarlo come base per i loro videogiochi.
La tech demo di The Matrix Awakens
The Matrix Awakens è una cosiddetta tech demo: una dimostrazione delle potenzialità legate all'ultima versione dell'Unreal Engine, la numero 5. L'esperienza, disponibile su console PlayStation e Xbox, è nata in collaborazione con la casa di produzione della trilogia fantascientifica del 1999 e con un sequel in arrivo l'anno prossimo, ed è stata messa a disposizione in occasione dei The Game Awards insieme a una clip su YouTube che ne riproduce la porzione meno interattiva. Il punto che ha entusiasmato i videogiocatori però è proprio che la grande maggioranza dei contenuti mostrati sono formati da poligoni, mossi in tempo reale da un software che può essere utilizzato per realizzare altre esperienze 3D a piacimento, videogiochi inclusi: dai volti di Carrie-Anne Moss e Keanu Reeves ai palazzi della metropoli che fa da sfondo alla dimostrazione, tutto è parte di una colossale simulazione.
La protagonista è la città
Il livello di fotorealismo della demo è effettivamente impressionante sotto molti aspetti, anche se in molti sono rimasti maggiormente colpiti dai dettagli sbagliati. Il volto dei due protagonisti ad esempio è effettivamente molto dettagliato, ma la vera protagonista di The Matrix Awakens va considerata in realtà la città. Da una parte infatti il volto in 3D di Neo e Trinity nelle scene dialogate è a tratti indistinguibile dal vero volto dei due catturato da una cinepresa; d'altro canto però le animazioni rivelano ancora impercettibilmente come i due modelli tridimensionali non siano altro che dei manichini mossi in modo leggermente innaturale, mentre il livello del loro dettaglio parte elevato per poi diminuire gradualmente.
Il risultato potrebbe avere a che fare con il numero di poligoni da gestire all'interno della schermata. Fino a quando i protagonisti restano soli in un ambiente vuoto, tutte le risorse del motore grafico possono essere convogliate alla riproduzione delle loro fattezze; quando lo scenario si arricchisce di palazzi, strade, automobili e avversari da freddare, l'Unreal Engine potrebbe dover fare dei compromessi sulla precisione dei modelli per mantenere le prestazioni di gioco accettabili. Sta di fatto che le vere scene da prendere in considerazione come dimostrazione delle capacità tecniche del software sono quelle che si svolgono in città, quando la protagonista della sezione interattiva della demo è libera di muoversi per le strade e quando il sistema deve gestire un agglomerato urbano virtuale da 4 chilometri di lato, con centinaia di chilometri di strade, più di 45.000 veicoli, 7.000 edifici e 35.000 pedoni.
Le novità di Unreal Engine 5
All'interno di questo scenario trovano spazio due novità vantate da Unreal Engine che contribuiscono a rendere più dettagliati i mondi di gioco. La prima si chiama Lumen ed è un sistema di illuminazione che a partire dalle fonti di luce calcola le loro rifrazioni sulle singole superfici, e consente così di illuminare intere città in modo coerente. La seconda, battezzata Nanite serve a visualizzare i modelli 3D con un numero di poligoni scalabile in tempo reale, che aumenta avvicinandosi al soggetto mostrato e diminuisce allontanandosene: in questo modo possono essere inseriti nelle simulazioni anche modelli molto complessi, senza necessariamente che la macchina da gioco o il computer ne escano appesantiti ma garantendo al contempo risultati vicini al fotorealismo.
Il motore grafico andrà messo alla prova: la demo di questi giorni non è priva di difetti ed è stata realizzata per mettere in luce le caratteristiche più eclatanti del software. Quando finirà nelle mani dei primi sviluppatori terzi, eventuali problemi o carenze inizieranno a emergere sicuramente. Nel frattempo però l'entusiasmo della comunità è comprensibile: a differenza di alternative realizzate internamente dalle case di sviluppo più blasonate, l'Unreal Engine mette i propri progressi nelle mani di un gran numero di sviluppatori e studi di dimensioni piccole, medie e grandi, e soprattutto è pensato per funzionare con le console di generazione attuale e mettere dunque i videogiochi che ne usciranno nelle mani di milioni di persone.