I selfie nei quali mostriamo i polpastrelli alla telecamera, come quando facciamo il segno della vittoria mettendo le dita a "V", possono consentire ad hacker esperti di riprodurre le impronte digitali e sbloccare il nostro telefono. Questo secondo un'azienda di ricercatori del National Institute of Informatics giapponese. Ma è davvero così? Non proprio, perché lo studio è veritiero solo in parte: se è vero che le impronte possono essere analizzate e riprodotte utilizzando fotografie in alta definizione, non lo è altrettanto il fatto di poter sbloccare il telefono con la riproduzione che un hacker potrebbe realizzare.
Secondo lo studio, utilizzando un set di fotografie scattate a circa tre metri dal soggetto e pubblicate sui social network il team di ricercatori è riuscito a riprodurre le impronte digitali analizzando le dita mostrate nelle immagini. "Semplicemente facendo il gesto della vittoria davanti ad una telecamera" spiega il ricercatore Isao Echzen, "le impronte digitali posso diventare disponibili a tutti". Prima di smettere di mostrare le vostre mani nei selfie, però, dovreste rendervi conto della complessità dell'operazione. Al di là del fatto che, su una media di 100 fotografie, solo il 30 percento è caratterizzata da un'illuminazione ottimale per rilevare le impronte, la procedura di realizzazione della riproduzione del dito è complessa e costosa, quindi non potrebbe essere svolta da chiunque.
Anche nel caso in cui un hacker dovesse riuscire a riprodurre il dito in versione sintetica, però, l'hacking non funzionerebbe sulla maggior parte degli smartphone in circolazione, compresi gli iPhone. Proprio per evitare furti, accessi indesiderati e persino la pratica di mozzare le dita alle vittime di furto – una pratica attuata nel campo dei furti d'auto – le aziende hanno implementato una tecnologia di riconoscimento che richiede che il dito sia "vivo". Il Touch ID degli iPhone, come molti altri sensori, non fotografa semplicemente il polpastrello, ma si avvale di un sensore a radiofrequenze in grado di rilevare gli strati subepidermici della pelle e l'energia elettrostatica che li attraversa. Insomma, una riproduzione del nostro dito non riuscirebbe a sbloccare lo smartphone.