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Panama Papers, la Cina censura la Rete: bloccato il sito con le rivendicazioni

Il governo cinese ha censurato numerosi link collegati ad articoli e approfondimenti sui “documenti Panama”.
A cura di Matteo Acitelli
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Tra gli undici milioni di file pubblicati in rete nelle ultime ore che evidenziano oltre duecento mila società, fondazioni, trust con sede in 21 paradisi fiscali sparsi per il mondo il sito dell'International Consortium of Investigative Journalists, portale che ha pubblicato i cosiddetti Panama Papers, evidenzia alcune società offshore legate alle famiglie del presidente cinese Xi Jinping ed esponenti politici del Paese che avrebbero aperto aziende offshore attraverso lo studio legale Mossack Fonseca. Una notizia che ha portato il governo cinese a censurare numerosi link collegati ad articoli e approfondimenti sui "documenti Panama".

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All'interno del social network cinese Weibo, ad esempio, ricercando informazioni sulla vicenda non produce risultati in accordo con le leggi nazionali: "Potrebbero non essere in linea con le leggi e le regole in vigore, quindi potrebbero non essere visualizzate". Situazione analoga all'interno del motore di ricerca Baidu che non fornisce alcun risultato tra le news. Gli unici contenuti visibili tramite il Google cinese rimandano al quotidiano di Stato Global Times che in un post spiega come la vicenda Panama Papers sia solo un complotto: "Le informazioni negative sugli Stati Uniti vengono minimizzate, mentre si enfatizza l’esposizione di leader non occidentali come Putin", senza citare i possibili collegamenti con i politici cinesi.

Tra i documenti pubblicati in rete dagli oltre 400 giornalisti che hanno lavorato sull'inchiesta dell'Icij – International consortium of investigative journalists troviamo Deng Jiagui, cognato del presidente cinese Xi Jinping, Li Xiaoling, figlia dell’ex premier Li Peng, Jasmin Li, nipote di un ex politico del governo Jia Qinglin e Liu Yunshan e Zhang Gaoli, parenti di due dei più potenti uomini della Cina.

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