Perché i talebani continuano a usare i social indisturbati
In questi giorni le immagini e le informazioni che arrivano dall'Afghanistan sono motivo di angoscia e preoccupazione in tutto il mondo, ma il materiale che invade le piattaforme social non è solo quello proveniente da giornalisti, vittime e testimoni del ritorno al potere dei talebani. L'organizzazione religiosa dispone a sua volta di strumenti di comunicazione online come piattaforme social e app di messaggistica utilizzati in tutto il mondo: da Facebook a Twitter passando anche per i canali criptati di WhatsApp. Al momento però non è del tutto chiaro in che modo le piattaforme intendano o siano in grado di gestire le comunicazioni generate online dai talebani.
Il caso del portavoce talebano su Twitter
Il caso finito sotto i riflettori in queste ore è quello di Zabihullah Mujahid, portavoce ufficiale della fazione che in questi giorni dal suo account Twitter ha narrato l'avanzata del suo esercito fino all'ingresso nella capitale Kabul: il profilo è seguito da circa 300.000 persone, ma l'impatto dei comunicati, ripresi dagli organi di stampa internazionali, è stato e continua a essere ben maggiore. Interpellati sulla questione da Reuters e BBC, i gestori di Twitter si sono limitati a rispondere di aver applicato al gruppo le consuet regole del social, nelle quali è specificato che i tweet e gli account che violano il regolamento possono essere lasciati online in alcuni casi eccezionali. Una delle eccezioni è rappresentata dai profili e tweet come quelli di capi di stato o portavoce, che vengono lasciati online perché di interesse pubblico; Twitter ignora questa eccezione se i contenuti promuovono o minacciano atti di terrorismo o estremismo violento, eppure nel caso dell'account di Mujahid non ha preso provvedimenti.
Il caso ha raccolto da subito paragoni con il trattamento riservato all'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, espulso dopo aver incitato i suoi sostenitori a prendere d'assalto il campidoglio USA lo scorso 6 gennaio. Twitter del resto anticipa da tempo che le sue decisioni in merito a questi contenuti potrebbero scontentare alcuni utenti: "Comprendiamo il desiderio che queste decisioni risultino palesemente binarie", si legge nel regolamento del social. "Sfortunatamente, la realtà è che non possono esserlo. Questo è un territorio nuovo per tutti, un servizio utilizzato dai leader mondiali per comunicare direttamente con i loro elettori o altri leader e, a volte, annunciare le proprie scelte politiche, e ogni decisione che prendiamo costituisce un nuovo precedente. Riteniamo fondamentale valutare ogni caso singolarmente e in modo che tenga conto del contesto e della storia".
Facebook e le comunicazioni segrete su WhatsApp
Il gruppo Facebook è stato più netto al riguardo. Alla BBC ha dichiarato che "Per la legge statunitense i talebani sono un'organizzazione terroristica", e che in quanto tale sono formalmente impossibilitati a utilizzare i servizi dell'azienda: gli account gestiti dai membri del gruppo vengono rimossi, e sulla piattaforma è vietata ogni forma di sostegno o apprezzamento per le loro azioni. Il lavoro di moderazione viene svolto da un gruppo dedicato di esperti madrelingua, ma non può in alcun modo coprire tutti gli spazi messi a disposizione online dalla multinazionale.
Il regolamento infatti si applica anche a Instagram e alla piattaforma di messaggistica WhatsApp, ma su quest'ultima piattaforma le comunicazioni viaggiano coperte da crittografia. La casa di Menlo Park ha fatto un vanto della sua tecnologia di cifratura end-to-end – che impedisce perfino ai suoi dipendenti di risalire ai contenuti delle chat all'interno dell'app – ma ora questo stesso aspetto è sfruttato dalle autorità talebane per la propria propaganda. Secondo quanto riportato dal Washington Post, il gruppo sta utilizzando la piattaforma di messaggistica per entrare più facilmente in contatto con i cittadini delle città occupate.