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Primi guai per Apple Music, due procure indagano per condotta anti-concorrenziale

Appena due giorni fa Apple ha presentato al WWDC15 il nuovo servizio di musica in streaming, Apple Music, ed ecco arrivare i primi guai giudiziari. Due procure, quella di New York e quella del Connecticut, stanno indagando per capire se Apple abbia tenuto una condotta anti concorrenziale.
A cura di Francesco Russo
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Appena due giorni fa Apple ha presentato al WWDC15 il nuovo servizio di musica in streaming, Apple Music, ed ecco arrivare i primi guai giudiziari. Due procure, quella di New York e quella del Connecticut, stanno indagando per capire se Apple abbia tenuto una condotta anti concorrenziale. Nello specifico, le due procure vogliono capire se Apple abbia fatto pressione sulle etichette stesse per convincerle ad abbandonare i servizi "freemium" offerti da Spotify e Rdio. Come noto, Apple Music consentirà i primi tre mesi di servizio gratuiti per poi passare ad un abbonamento di 9,99 dollari oppure scegliere un pacchetto family per 14,99 dollari.

Una lettera della Universal Music, resa pubblica dalla procura di New York, ha di fatto reso note le indagini e nella stessa missiva la Universal dichiara di non aver in atto alcun accordo con la Apple per "impedire servizi di musica in streaming di terze parti oppure servizi di musica in streaming con supporto pubblicitario". I servizi "freemium" sono quelli che Spotify e Rdio offrono ai propri utenti in alternativa agli abbonamenti, la differenza con questi ultimi è che la musica è intervallata da annunci pubblicitari. Un format contestato anche da alcuni artisti, come Taylor Swift ad esempio, che ha chiesto a Spotify di rimuovere la sua musica per il fatto che quella formula non produce introiti diretti per gli artisti.

Secondo quanto riportato dal New York Times, la casa di Cupertino avrebbe fatto pressione verso le etichette discografiche per smettere di sostenere i servizi freemium, vista anche l'imminenza del lancio ufficiale di Apple Music che avverrà il 30 giugno prossimo. Secondo i procuratori Eric Schneiderman, di New York, e George Jepsen, del Connecticut, questo comportamento sarebbe da configurarsi in una condotta anti-concorrenziale.

Di recente le case discografiche hanno rivelato che i profitti realizzati dalla diffusione di musica digitale sono più alti di quelli realizzati dalla diffusione di musica con i supporti tradizionali. In questo contesto si sono mosse le procure dei due stati e Matt Mittenthal, portavoce della procura di New York, conferma che l'indagine è stata avviata per fare in modo che i vantaggi per i consumatori siano preservati: "Per conservare questi vantaggi per i consumatori è necessario garantire che il mercato continui a svilupparsi libero da collusioni e da altre pratiche anti-concorrenziali".

Da quello che si sa, anche la Commissione Europea e la Federal Trade Commission si stanno muovendo nella stessa direzione delle due procure per cercare di capire quindi se la Apple abbia fatto pressione sulle case discografiche nel tentativo di convincerle ad abbandonare i servizi freemium.

Di certo le indagini avranno un seguito e Apple non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione a riguardo. Vedremo quali saranno gli sviluppi, certo è che Apple Music non si avvia sotto i migliori auspici.

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