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La ciotola smart va offline, gli animali restano senza cibo per giorni

Un malfunzionamento dei sistemi preposti a mantenerle connesse online ha provocato disguidi a tutti i proprietari, che si sono trovati ad avere a che fare con prodotti incapaci di erogare il cibo secondo i calendari o nelle quantità impostate. La difficoltà di raggiungere il servizio di assistenza ha poi fatto infuriare i clienti.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Gli elettrodomestici smart e il mondo della domotica hanno iniziato già da tempo a rendere più semplice la vita tra le mura di casa, ma in alcuni casi è ancora meglio fidarsene ciecamente. L'ultima dimostrazione arriva dal caso di SmartFeeder, una ciotola smart che dispensa cibo agli animali domestici anche quando i proprietari sono lontani da casa, e che lo fa attraverso un sistema connesso a Internet e controllabile tramite smartphone. Nel mese di febbraio il dispositivo ha smesso di funzionare per un'intera settimana, lasciando affamati gli animali da compagnia soli in casa che attendevano le loro razioni di cibo.

È avvenuto tutto a partire dal 14 di febbraio, quando il produttore PetNet ha avvisato tramite Twitter i suoi utenti del fatto che il collegamento a Internet utilizzato da questi dispositivi per sincronizzarsi stava dando dei problemi. Nel tranquillizzare il pubblico PetNet ha affermato che i suoi dispositivi potevano funzionare anche offline in modalità automatizzata, ma nei giorni successivi numerosi online hanno contraddetto l'azienda affermando che invece i gadget non si comportavano come previsto: alcuni non rispettavano il calendario impostato, altri semplicemente si rifiutavano di dispensare cibo o di farlo nelle quantità impostate. I danni maggiori li hanno subiti coloro che non si sono accorti del malfunzionamento e hanno lasciato da soli i propri animali per uno o più giorni, convinti che lo SmartFeeder fosse in grado di pensare ai loro bisogni.

Il problema tecnico è stato risolto solamente pochi giorni fa, il 22 febbraio, non senza danni per l'immagine dell'azienda. Da una parte infatti gli SmartFeeder colpiti dal problema sono solo una frazione del totale (quelli di seconda generazione) e il gruppo ha rilasciato un aggiornamento che dovrebbe impedire in futuro il ripetersi di situazioni simili; di contro però i dispositivi infine sono costati ai proprietari l'equivalente di circa 260 euro, e nel corso della crisi il gruppo non ha saputo rispondere alle richieste di assistenza dei clienti via email o telefono, affidando la propria comunicazione a sporadici aggiornamenti sui social.

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