Ragazzi dipendenti dallo smartphone? Mamma e papà sono peggio di loro
Viviamo in un’epoca in cui i giovani adulti sono tutti “nativi digitali”, non hanno frequentato le scuole superiori con un cellulare poggiato sul banco la cui massima novità consisteva nell’inviare messaggi scritti e sono nati in un mondo in cui in ogni casa è possibile avere un computer e collegarsi in rete. I loro dispositivi mobili possono condividere contenuti multimediali e produrne a loro volta. Mentre i genitori della generazione precedente a malapena sapevano accendere un computer, oggi molti ragazzi rivaleggiano con mamma e papà nel postare la foto o il post in grado di raccogliere più like. Allora perché pensiamo che siano solo i millennials a dipendere dai cellulari?
Si connettono di più i genitori o i figli?
Ci sembra naturale che i cosiddetti Millennials non possano fare a meno dei dispositivi digitali, divenendone praticamente dipendenti. Ma siamo veramente sicuri che non lo siano ormai anche i loro genitori? Non secondo un recente report di Nielsen, azienda globale che si occupa di misurazione e analisi dei dati relativi ai consumatori nei vari mercati. Stando ai risultati della loro ricerca sono proprio i figli della generazione precedente, la cosiddetta “Generazione X”, ad essere maggiormente dipendenti dai dispositivi, scoprendo che – almeno negli Usa – frequentano i social network 40 minuti in più a settimana, rispetto a quelli di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Sono anche quelli maggiormente propensi a tenere il cellulare appoggiato sul tavolo, anche durante i pasti. Non solo, se diamo uno sguardo una generazione più indietro scopriamo che i nonni trascorrerebbero più tempo dei ragazzi davanti ai dispositivi digitali, siano essi telefonini, computer o tablet.
Chi lavora si connette di più
A causa forse anche della crisi economica, le persone di mezza età sono divenute il fulcro delle famiglie di oggi, dovendo spesso contribuire alle spese. Così il bisogno di tenersi sempre a contatto coi propri cari li avrebbe spinti a tenersi aggiornati, magari con l’aiuto dei figli. Ma l’obbligo a tenersi connessi non è indotto solo dagli affari di famiglia, come si evince anche dallo studio di Alex Soojung e Kim Pang, “The Distraction Addiction”. Con l’aumento della vita media aumentano anche gli anni che separano queste persone dalla pensione, in ambienti di lavoro dove sempre più viene richiesta la reperibilità, per non parlare della digitalizzazione di molti servizi che prima richiedevano di affrontare tediose file davanti allo sportello.
Un Mondo sempre più connesso
Certamente non possiamo essere del tutto sicuri che il record debba essere dato alla generazione precedente, anche perché si tratta di studi condotti in una realtà diversa da quella europea – per non parlare del resto del mondo – ma è sufficiente per ridimensionare lo stereotipo del "ragazzo lobotomizzato" dalla tecnologia, incapace di vivere una sola ora senza avere un cellulare a portata di mano. Quel che rivelano questo genere di studi è soprattutto la pervasività dei dispositivi mobili in occidente e la sempre più fitta rete di connessioni e scambi digitali – sacrificando spesso la privacy di intere popolazioni – le quali in pratica si auto-profilano, fornendo con leggerezza dati personali spendibili per orientare i loro consumi. Nessuna ricerca al momento è in grado di valutare se tutto questo comporterà dei problemi in futuro, tanto meno si prevedono delle soluzioni.