Inserire robot all'interno del nostro cervello ci renderebbe simili a Dio. Lo ha affermato Ray Kurzweil, a capo del dipartimento di ingegneria di Google che nel corso di una conferenza ha spiegato come entro il 2030 avremo la possibilità di diventare una sorta di ibrido tra umani e robot. Secondo Kurzweil, impiantarsi delle nanomacchine all'interno del cervello ci garantirà un accesso immediato ad un enorme bacino di conoscenza e alla possibilità di "potenziare" la nostra intelligenza nel momento del bisogno. Grazie ai robot, ha spiegato l'ingegnere di Google, il cervello avrà la possibilità di svilupparsi proprio come stanno facendo ora gli smartphone.
"Saremo più musicali, più divertenti e sapremo esprimere meglio i nostri sentimenti" ha continuato Kurzweil. "Grazie all'accesso al cloud avremo la possibilità di aumentare temporaneamente la nostra potenza di calcolo, per esempio per analizzare un'informazione con più efficacia o per dire qualcosa di intelligente ad una persona importante". Al termine del suo discorso, l'ingegnere ha continuato a sottolineare l'importanza di questa evoluzione, che secondo Kurzweil ci avvicinerà al concetto di Dio proprio perché in grado di migliorare intelligenza, conoscenza e creatività.
"L'evoluzione è un processo spirituale che ci renderà più simili a Dio" ha concluso. "Crea strutture e pattern che nel tempo diventano più complessi e garantiscono una maggiore conoscenza, intelligenza e creatività, permettendo di esprimersi con sentimenti sempre più intricati". Un discorso forse eccessivamente entusiasta, come anche sottolineato da esperti del settore: difficile pensare che in pochi anni l'intelligenza artificiale sarà in grado di renderci talmente intelligenti da poterci paragonare ad un Dio. Più probabile che l'artificialità dei mezzi che il manager di Google intende utilizzare in questo processo mostreranno presto i limiti di questo progetto. Per scoprirlo, però, dovremo aspettare qualche decennio.