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Rimandata al 2015 la class action contro le big company della Silicon Valley

Rimandata al 2015 la class action di un gruppo di ingegneri dipendenti dei colossi tech della Silicon Valley. Aziende come Apple, Google, Intel e Adobe avevano trovato un accordo per limitare gli stipendi e impedire che i dipendenti potessero passare da un’azienda all’altra. Il rischio è però che il processo non inizi mai.
A cura di Francesco Russo
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Nel mese di Marzo un gruppo di ingegneri della Silicon Valley decide di costituire una class action con i big tecnologici, colpevoli di aver creato un vero e proprio cartello, il quale fissava un limite agli stipendi proprio per impedire che i dipendenti potessero cogliere altre opportunità. Il periodo dell'accordo sarebbe stato di 4 anni, dal 2005 al 2009. Di conseguenza si arriva ad un processo a San Josè, in California, e i big tecnologici coinvolti sono Apple, Google, Intel e Adobe. Ma c'è una novità che arriva proprio dal processo.

La class action viene rimandata ad aprile del 2015, lo ha deciso il giudice distrettuale Lucy Koh che ha fissato l'inizio del processo il 9 aprile 2015. A riportare la notizia è il Wall Street Journal. Prima dell'inizio del dibattimento si terranno due incontri preliminari il 19 novembre e il 19 dicembre. E notizia nella notizia è che forse il processo rischia di non partire mai. Infatti, è già in corso una mediazione per raggiungere un accordo. Le società coinvolte hanno presentato appello contro la decisione del giudice Koh che ha respinto una transazione economica da 324,5 milioni di dollari, transazione che era stata approvata anche dai dipendenti. La Corte d'Appello di San Francisco a questo punto ha due strade davanti a sè: respingere il ricorso oppure ordinare al giudice Lucy Koh di approvare la transazione. Di fronte a questi ultimi sviluppi le aziende coinvolte, Apple, Adobe, Intel, Google, e anche i rappresentanti legali dei lavoratori non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.

Val la pena ricordare che la vicenda venne sollevata da un gruppo di ingegneri dipendenti di grandi aziende del settore tech con sede nella Silicon Valley, i quali lamentavano il fatto che questi colossi tech si erano accordati tra loro per limitare gli stipendi ai lavoratori e per ridurre a zero le possibilità di potersi muovere liberamente nel settore. Di fatto rendevano impossibile per un dipendente la possibilità di poter cambiare azienda. E tutto questo era motivato dal fatto che l'idea delle grosse aziende era quella di impedire che i propri talenti, gli ingegneri più validi, potessero andare a mettere il loro talento a servizio dell'azienda concorrente. E tutto questo accordo ha trovato anche conferme, infatti è stato provato uno scambio di email scambio di email tra Eric Schmidt e Sergey Brin, di Google, che rivela accordo per gestire al ribasso il mercato del lavoro del settore “tech”.

Ora, di fronte a questo nuovo sviluppo della vicenda, con la possibilità addirittura di non procedere ad un processo, rimane comunque il fatto che l'accordo c'era. E sicuramente questo resta un neo per la gloriosa Silicon Valley.

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