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Rivoluzione ICANN, ora i nomi ed i domini sul Web saranno più aperti

Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha fatto sapere venerdì scorso di non volere più provvedere al controllo dell’ICANN, l’associazione non-profit creata nel 1998 per il controllo dei nomi e dei domini su Internet. Una svolta che segue non a caso lo scandalo NSA e che poterà ad una gestione della Rete più aperta.
A cura di Francesco Russo
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L'annuncio di venerdì scorso del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti di non volere procedere più al contro dell'ICANN, l'associazione nata nel 1998 per il controllo dei nomi e degli indirizzi su Internet (e non solo), ha fatto e sta facendo molto discutere. Si tratta di una vera e propria svolta che a detta di molti renderà la gestione della Rete ancora più aperta e trasparente. Quel che è certo che da oggi si tratterà di costruire una gestione diversa del Web.

Dopo più di 15 anni il Dipartimento del Commercio ha annunciato di non voler rinnovare gli ultimi elementi di controllo sull'ente ICANN, il contratto di gestione è infatti in scadenza nel settembre del 2015, con l'intento di voler intavolare un controllo che sia "multistakeholder" coinvolgendo altre istituzioni governative degli Usa, come Internet Engineering Task Force (IETF), l'Internet Architecture Board (IAB), la Internet Society (ISOC) e Regional Internet Registry che sovrintendono la distribuzione di indirizzi IP di chi registra nuovi nomi di domini. Si tratta quindi di  un passo molto importante dunque ed è stato accolto con molto favore da tanti paesi, meno da Russia e Cina. C'è da sottolineare che questa "svolta" arriva alla fine, o quasi, di uno dei più grossi scandali che ha investito la Rete in fatto di sicurezza e di privacy, il Datagate. Le rivelazioni di Snowden sulla gestione da parte dell'NSANational Security Agency, ente governativo USA per la Sicurezza Nazionale, hanno di fatto rivelato gravi episodi all'insegna dello spionaggio che quasi sembrava essere superato dopo la fine della Guerra Fredda. Una situazione che ha creato non pochi attriti tra gli Stati Uniti e i suoi paesi alleati proprio per quanto riguarda la sicurezza e la privacy dei cittadini. Ed è quindi evidente lo scandalo abbia avuto delle conseguenze, cosi' come afferma anche Fadi Chehade, Chief Executive di ICANN:

Non c'è dubbio che le rivelazioni di Edward Snowden hanno accelerato questo tipo di dialogo. Ho preso parte un paio di sessioni dell'ultimo World Economic Forum, in merito proprio ai rischi per la sicurezza e in quelle occasioni vidi capi di grosse aziende, come GE, molto preoccupati per il fattore di fiducia su Internet. La fiducia è stata perforata, il nostro obiettivo è quello di recuperarla".

Ecco quindi che questo passaggio apre le porte ad una gestione aperta del Web sul controllo e sull'assegnazione dei indirizzi IP, nonché il controllo e la gestione dei nomi e dei domini di primo livello, del codice internazionale e dei sistemi di root server. Ed è sempre Fadi Chehade che apre le porte dell'ICANN anche ad altri governi:

Invitiamo i governi, il settore privato, la società civile e le organizzazioni coinvolte in internet di tutto il mondo a unirsi a noi per attuare questa fase di transizione. Tutte le parti interessate meritano di aver voce in capitolo allo stesso modo nella gestione e nella governance di questa risorsa globale".

L'immissioni di centinaio di nuovi domini ha comportato che di fatto all'ICANN ci siano ad oggi 1.000 nuovi domini che attendono di essere approvati e che si andrebbero ad aggiungere a quelli già resi disponibili. E su questi ultimi molto hanno sollevato polemiche e lamentele come il senatore americano Jay Rockefeller che si è rivolto proprio all'ICANN per chiedere la rimozione del dominio".sucks".

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