Rivoluzione in Siria: il regime crea account falsi su Twitter
I social network continuano a fare da spalla alle rivolte nel mondo arabo e, questa volta, è il popolo siriano a cercare la propria libertà usando i social media della rete, Twitter e Facebook in primis. Il governo, però, non è certo deciso a restare a guardare e, oltre a rispondere con la forza alle proteste in strada, cerca di contrastare la rivolta anche nel mondo digitale tramite agenti segreti molto particolari.
La notizia è stata riportata da alcuni blogger siriani e confermata anche dall'inglese The Guardian: secondo le fonti sarebbero sempre più diffusi account su Twitter a favore del regime di Bashar al-Assad, che proprio di recente aveva permesso agli utenti di fare uso dei social network. La maggior parte di essi sarebbe costituita da account privi di immagini profilo creati dagli agenti per insultare verbalmente tutti coloro a favore della rivoluzione, sia in arabo che in inglese. Ma non è tutto: sembra, infatti, che il regime abbia anche dato vita ad alcuni account che postano automaticamente dei tweets con l'hashtag #Syria, quello usato per parlare delle rivolte e per sostenere gli insorti. In alcuni casi, non è solo di politica che si parla, ma anche della Siria in generale, cercando così di confondere le acque con una moltitudine di messaggi che poco hanno a che fare con le rivolte vere e proprie.
Anche se queste pratiche non sono vietate sul social network cinguettante, al momento alcuni degli account incriminati di "spam digitale anti-rivoluzionario" non sono più raggiungibili, se non da chi li segue con il proprio profilo. Anche Mubarak, durante la rivoluzione, aveva avviato una contro offensiva su Twitter. Secondo voi, il crescente interesse dei regimi totalitari verso le nuove tecnologie rappresenta una minaccia per queste rivolte?