I robot ci ruberanno il lavoro? Ad oggi le soluzioni autonome si occupano già di compiti semplici e ripetitivi in ogni parte del mondo: preparano biscotti, aiutano i medici nel corso delle operazioni chirurgiche e giocano ai videogiochi. La loro abilità, però, continuano ad espandersi e presto cominceranno a sostituirci nei lavori di tutti i giorni. Una data più o meno precisa l'ha indicata Ray Kurzweil, direttore del dipartimento d'ingegneria di Google, che ha spiegato come nel 2029 i robot avranno raggiunto il livello d'intelligenza degli umani. Entro il 2025, invece, i lavoratori robotici avranno sostituito gli umani in un terzo dei lavori.
L'avvento dei robot non deve però spaventare solo gli operai – i lavori manuali saranno i primi a subire l'avvento della robotica, come già avviene in quasi tutte le catene di montaggio – ma anche i cosiddetti colletti bianchi: reporter finanziari e sportivi, addetti al marketing, chirurghi, analisti e molti altri sono a rischio sostituzione. In questo scenario, c'è chi è già preoccupato e chi invece vede tutta la questione dell'implementazione dei robot come un'opportunità di crescita e di innovazione.
Si potrebbe pensare che molti sfortunati lavoratori saranno esclusi dal mondo lavorativo nel prossimo futuro, ma diversi analisti spiegano che l'introduzione più in profondità delle soluzioni robotiche non farà altro che eliminare i vecchi lavori introducendone nuovi; in questo modo l'effetto sul mercato del lavoro sarebbe nullo e, al contrario, potrebbe persino portare alla creazione di nuovi posti di lavoro. Chi difende questa linea di pensiero utilizza come esempio la rivoluzione industriale: le nuove tecnologie portano nuovi prodotti e servizi. Gli esperti chiamano questo scenario la seconda era delle macchine, proprio in riferimento a quanto accaduto durante l'avvento del motore a vapore. I suoi esiti, però, sono ancora tutti da dimostrare.