Tra i social network utilizzati nel corso delle elezioni presidenziali Usa per favorire la vittoria dell'attuale Presidente degli Stati Uniti Donald Trump la Russia avrebbe utilizzato anche Twitter. Se fino ad oggi l'attenzione era tutta focalizzata sul social network di proprietà di Mark Zuckerberg, oggi giungono nuove informazioni che evidenziano che anche il social network di micro blogging Twitter è stato "vittima" dei russi per manipolare le elezioni americane.
Nel dettaglio, come spiegato dettagliatamente da Colin Crowell, vicepresidente dell’azienda e responsabile per le relazioni istituzionali, nel corso del 2016 il canale tv e web multilingue Russia Today, legato al Cremlino, ha speso 274.000 dollari per promuovere 1.823 tweet "che miravano in modo certo o probabile il mercato americano". Come evidenziato dallo stesso Crowell: "L’azienda sostiene di rispettare profondamente l’integrità del processo elettorale, pietra miliare di tutte le democrazie", e spiega: "Continueremo a rafforzare la piattaforma contro i tentativi di manipolazione. Al momento Twitter sta dialogando con le commissioni del Congresso sulle interferenze della Russia. Continueremo a collaborare con gli investigatori".
Nella giornata di ieri lo stesso Mark Zuckerberg si è schierato contro Donald Trump con un lungo post sul suo profilo personale in cui, replicando a Trump, evidenzia un segnale di pentimento relativo ad una sue dichiarazione subito dopo le elezioni americane: "Dopo il voto dichiarai che pensare che la disinformazione su Facebook poteva aver cambiato il risultato era un'idea folle. Nel definirla folle sono stato sprezzante e me ne pento. Non si può essere sprezzanti su un argomento così importante". Il primo novembre i rappresentati di Facebook, Twitter e Google saranno chiamati a testimoniare davanti alla commissione intelligence del Senato americano su eventuali collegamenti con la Russia che nel corso della compagna elettorale avrebbero favorito il Tycoon diffondendo sui social network messaggi politici sponsorizzati con l'obiettivo di danneggiare la candidata democratica alla Casa Bianca, Hillary Clinton.