Scandalo molestie in Google: per il New York Times è coinvolto anche il creatore di Android
Cosa c'era dietro all'abbandono di Google da parte del creatore di Android Andy Rubin nel lontano 2014? Secondo un'inchiesta pubblicata dal New York Times l'addio del talentuoso ingegnere informatico che ha contribuito sostanziosamente alla fortuna della casa di Mountain View non sarebbe stato motivato da un suo desiderio di intraprendere un nuovo percorso imprenditoriale ma da un'indagine interna dalla quale era emerso come Rubin avesse molestato sessualmente una dipendente dell'azienda.
Secondo le fonti del quotidiano la donna aveva accusato Rubin di averla costretta a un rapporto orale in una stanza d'albergo nel 2013; una indagine condotta dall'azienda aveva poi concluso che le accuse erano fondate e l'amministratore delegato Larry Page aveva chiesto a Rubin l'allontanamento — non prima però di avergli offerto una buonuscita da 90 milioni di dollari in versamenti da 2 milioni al mese per quattro anni. L'interessato ha risposto all'articolo del Times definendolo "pieno di inesattezze" e di "drastiche esagerazioni", frutto di una campagna di demonizzazione orchestrata dalla ex moglie per infangare il nome di Rubin.
Dal canto suo l'attuale amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, in una lettera inviata ai dipendenti dopo la pubblicazione dell'articolo, si è limitato a definire l'articolo "una lettura dolorosa", evidenziando però come il gruppo abbia progressivamente irrigidito le proprie regole riguardanti le molestie sul posto di lavoro. In particolare nella lettera Pichai sottolinea come Google abbia allontanato per motivazioni simili ben 48 dipendenti (13 dei quali ricoprivano posizioni manageriali o di livello superiore) nel corso degli ultimi due anni, aggiungendo come nessuno degli individui citati abbia mai ricevuto compensi in denaro al momento del licenziamento.
Dal momento che il periodo preso in esame da Pichai è quello degli ultimi due anni, l'affermazione non contraddice necessariamente la ricostruzione fatta dal New York Times, secondo il quale Rubin non sarebbe stato neppure l'unico in quel periodo a ricevere un trattamento così favorevole. Le più di trenta fonti del quotidiano parlano infatti di almeno due casi di fuoriuscite eccellenti pagate milioni di dollari, e di un terzo nel quale un manager di alto livello sarebbe rimasto all'interno della società — il tutto passato sotto silenzio.