L'algoritmo come forma di protesta. È questo l'elemento che ha portato all'inusuale risultato di ricerca su Google, dove nella categoria immagini basta cercare la parola "idiot", idiota, per vedere apparire una moltitudine di immagini di Donald Trump. Un comportamento dovuto proprio ad una forma di protesta "digitale" messa in pratica da un gruppo di contestatori britannici, non nuovi a queste tipologie di azioni: in occasione della visita del Presidente degli Stati Uniti in Gran Bretagna, lo stesso gruppo aveva provato a posizionare la canzone American Idiot dei Green Day in trending topic.
A questo punto, però, è iniziata un'altra operazione basata sul cosiddetto "Google Bombing". In breve, si pubblicano un grande numero di post e immagini nelle quali la figura e il nome di Donald Trump vengono associati alla parola "idiot". In questo modo è possibile raggirare l'algoritmo di Google che, nonostante i controlli, ora restituisce nella sua categoria immagini una grande numero di fotografie di Trump semplicemente cercando la parola incriminata. Ma non solo, perché la copertura mediatica che la notizia sta ottenendo non fa altro che aumentare questa associazione tra i due termini.
Non è la prima volta che questa mossa viene messa in pratica. Era successo, evidentemente da parte di gruppi diversi, anche con Michelle Obama, la first lady della precedente amministrazione. In quel caso, cercando il suo nome, su Google apparivano immagini dove Michelle era rappresentata con sembianze di una scimmia. "Le opinioni espresse dai siti non sono in alcun caso sostenute da noi" aveva spiegato Google, scusandosi per l'accaduto e bloccando le immagini. È probabile che nel corso delle prossime ore il motore di ricerca si attivi anche per risolvere la questione di Trump. Che, comunque, resta un curioso esempio di protesta 2.0.