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Second Life trascinata in tribunale da Ozimal e Amaretto Ranch Breedables

La Ozimal e l’Amaretto Ranch Breedables sono due compagnie in causa per una disputa sul copyright di alcuni animali allevabili su Second Life. La corte decide incredibilmente di vietare ai gestori del sito la rimozione dei contenuti incriminati, senza risolvere la controversia.
A cura di Mario Maaroufi
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A volte le decisioni prese dai giudici lasciano a desiderare e, ne siamo certi, questo è quello che devono aver pensato i vertici di Second Life quando il servizio è stato tirato in ballo in una controversia tra due società. In fondo, non era difficile immaginare che prima o poi le politiche di copyright adottate dal famoso gioco di realtà virtuale avrebbero generato qualche problema e, puntualmente, le nostre aspettative non sono state deluse. La disputa riguarda la Ozimal e l'Amaretto Ranch Breedables, due compagnie che creano animali virtuali "allevabili" per gli utenti di Second Life.

Secondo la Ozimal, l'Amaretto Ranch Breedables avrebbe violato le leggi sul copyright, copiando alcuni degli animali prodotti: nel gioco, infatti, è previsto che gli utenti vengano automaticamente in possesso dei diritti su tutti gli elementi creati. Insomma, una semplice concorrenza tra le due aziende si è trasformata in una diatriba legale, con un'ordinanza nei confronti di… Second Life! Esatto, se un noto proverbio recita che tra i due litiganti il terzo gode, in questo caso non è andata affatto così! Ai gestori del gioco, infatti, sarebbe stato vietato di rimuovere i contenuti dell'Amaretto Ranch Breedables anche nel caso in cui la Ozimal ne faccia esplicitamente richiesta appellandosi al DMCA, il Digital Millennium Copyright Act.

Una storia che ha dell'assurdo e che rischia di creare fastidiosi precedenti per eventuali dispute future. In molti ritengono che non spetterebbe ad una corte autorizzare o meno la rimozione di contenuti su Second Life considerando che il gioco è esterno alla controversia e che, in base ai termini e alle condizioni d'uso, i gestori devono sentirsi liberi di amministrare come meglio credono il servizio offerto.

Abbiamo come l'impressione che la vicenda non uscirà così presto dalle aule di tribunale…

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