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Siamo tutti come le formiche. Il degrado naturale dell’intelligenza collettiva e il cambiamento cerebrale dei social network

I social network oggi, così come i blog ieri, sono determinati da fenomeni classici dell’intelligenza collettiva. Nel web di oggi siamo tutti costretti a ragionare secondo le regole imposte dalla collettività?
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formiche

Il 2012 non è solo l'anno della fine del mondo (secondo le teorie dei Maya) ma è anche l'anno in cui, se non faremo qualcosa, passeremo definitivamente la linea del non ritorno e ci trasformeremo in un enorme intelligenza collettiva dipendente da se stessa.

Che cos'è l'intelligenza collettiva? In primo luogo bisogna riconoscere che l'intelligenza è distribuita dovunque c'è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante le nuove tecnologie, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l'una con l'altra, scambiare il loro sapere, cooperare. Detto in modo assai generale, per grandi linee, è questa in fondo l'intelligenza collettiva.

L'intelligenza collettiva collegata alle nuove tecnologie è un bene, e su questo non c'è ombra di dubbio. E' grazie a questo enorme fenomeno sociale/tecnologico che nel 2012 siamo in grado di lavorare meglio (online collaboration) di informarci meglio (blog, youtube, rss) e di socializzare meglio (facebook, twitter e i social network in generale).

E in fondo se l'intelligenza collettiva (quella distruttiva di Pierre Lévy) applicata alle nuove tecnologie è diventata oggi questo eccezionale fenomeno di massa è perché non è altro che l'estensione della realtà che ci circonda, le nuove tecniche digitali permettono la comunicazione reciproca di tutti con tutti, il che consente la costruzione di una cooperazione globale senza necessitare di un consenso di maggioranza, come richiesto dalla democrazia rappresentativa classica nella realtà offline.

Che grande luogo il Web, è talmente facile innamorarsi. Non trovate?

Ebbene nonostante questa premessa devo confidarvi che ultimamente provo una sorta di infelicità, un mix tra ansia di prestazione e di atavica consapevolezza in quanto non riesco più a trovare un luogo (online) dove poter mostrare me stesso senza dover dar conto al network che mi circonda, noto purtroppo che nei moderni social network si sta ciclicamente ripetendo quel che successe nella nascente blogosfera di qualche anno fa. 

“ Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, tu ed io avremo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora avremo entrambi due idee. ”
George Bernard Shaw

Agli albori della blogosfera ogni blog era indipendente rispetto al network che lo circondava, si riuscivano a trovare spunti davvero unici e introvabili e fu proprio grazie a questo nuovissimo fenomeno editoriale/sociale/tecnologico che la nicchia emerse per diventare tendenza.

Ma successe l'irreparabile. Il network ti fa emergere dall'anonimato, ti coccola, ti spinge a offrire sempre di più fin quando un giorno decide che non sei più una novità, facendo parte di un network avevi accettato inconsciamente di condividere con gli altri le tue idee, le tue ispirazioni, i tuoi modus operandi e così accadde improvvisamente che i blog non rappresentavano più una novità. Mentre ti prodigavi a offrire il tuo sapere alla comunità (il tuo network) non ti accorgevi che stavi perdendo l'autonomia. Per rincorrere la velocità con cui evolveva il network avevi iniziato a smettere di ragionare in maniera autonoma e avevi iniziato a seguire il branco, le mode e le tendenze che il network ti proponeva. E così successe che dalla blogosfera venne spazzata via questa sorta di bellissima intelligenza decentralizzata e ascendente che solo i blog, in quel periodo, riuscivano a manifestare nelle giuste condizioni.

Quel che successe ai blog qualche anno fa, oggi sta accadendo con i social network. Questa la mia banalissima idea sui due social network più in voga in questo momento.

Facebook usa alla perfezione la sua struttura di reti sociali per determinare i collegamenti tra persone e interessi personali, se non hai pensieri, se non hai interessi, se non hai modelli di comportamento anomali, allora Facebook è la tuo Eldorado.

Twitter è completamente diverso, lì le reti sociali non esistono, esiste solo un'abnorme mole di dati e di informazioni magistralmente raccolti dietro la falsa prospettiva di avere una sorta di libertà di scelta: sei libero di seguire chi vuoi, ma il rovescio della medaglia è che non sei libero di scegliere chi ti deve seguire. Sei libero di parlare di quel che vuoi ma il rovescio della medaglia è che se non parli di quel che parlano gli altri allora non ti si fila nessuno. Per chi è alla ricerca di attività sociali Twitter è l'inferno, diverso è il discorso per l'eccezionale fenomeno informativo che ha trasformato il social network cinguettante in un'enorme agenzia stampa globale, un vero fenomeno mediatico.

Quel che oggi mi provoca quella sorta di apocalittica depressione post-tecnologica è l'aver capito, forse troppo tardi, che i social network devono ovviamente seguire il modello comportamentale del network (o meglio ancora il modello del "gruppo intelligente") e un network che si rispetti non può esistere se non seguendo le regole dell'intelligenza collettiva.

Una volta che sei connesso con un network, esso inizia a modellare la tua visione e a modellare la tua interazione con il prossimo. E' proprio per questo motivo che un network non è solo il prodotto delle sue parti componenti ma è qualcosa di molto vicino a un fenomeno emergente.

Ma il problema (e allo stesso tempo la ricchezza intrinseca) è che i gruppi sono intelligenti solo quando le persone che ne fanno parte sono indipendenti il più possibile. Questo è una sorta di paradosso della saggezza dei gruppi, o il paradosso dell'intelligenza collettiva, poichè quello che è richiesto in realtà è una forma di pensiero indipendente.

In poche parole, un network (o un gruppo intelligente o un social network in questo caso) non può esistere se gli elementi che lo compongono non ragionano in maniera completamente autonoma, il che è (appunto) un paradosso visto che il network per sua natura rende più difficile questo compito per le persone, poichè loro indirizzeranno la loro attenzione verso le cose considerate importanti dal network stesso.

Una metafora che rende perfettamente l'idea di cosa sia un network e quali sono privilegi e rischi dell'intelligenza collettiva è quella delle formiche utilizzata sempre da Pierre Lévy nel suo famoso saggio del 1994 : come saprete, nessuna formica individualmente sa cosa sta facendo, ma collettivamente le formiche sono in grado di raggiungere decisioni incredibilmente intelligenti. Ma sappiamo che occasionalmente le formiche si perdono e quello che a volte capita è che, se un esercito di formiche comincia a brancolare e a perdersi, queste cominciano a seguire una regola molto semplice: fai quello che fa la formica davanti a te. E quello che capita è che le formiche eventualmente finiscono per raggrupparsi a cerchio.

Un giorno una piccola colonia di formiche si perse e tutte iniziarono a marciare intorno in cerchio finché…non morirono.

Questa metafora può tranquillamente essere applicata al modello comportamentale delle reti sociali e dell'intelligenza collettiva. I network nel bene o nel male sono agglomerati di conoscenza ed è inevitabile che con il passare del tempo e con la crescita del "nodo" la rete perda quella genuinità tipica degli albori. A un certo punto è inevitabile che gli elementi di un network perdano la loro autonomia di pensiero e, proprio con le "intelligentissime" formiche, inizino a ragionare come il network gli impone di ragionare, ad agire così come il (soscial) network gli "suggerisce" di agire.

I social network oggi, come i blog di ieri. Noi…come le formiche?

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