Cinque anni dopo il lancio, Snapchat sta ultimando i preparativi per entrare ufficialmente in borsa. Oggi l'azienda, Snap Inc., ha presentato l'offerta pubblica iniziale (IPO), scegliendo il simbolo "SNAP". La realtà californiana autrice di una delle applicazioni più di successo di sempre e capace di preoccupare persino Facebook spera di raccogliere 3 miliardi di dollari grazie anche ai dati in continua crescita che caratterizzano il suo social network di condivisione. Ad oggi Snapchat può contare su una base d'utenza pari a 158 milioni di utenti giornalieri, mentre la IPO aumenterà la valutazione aziendale fino a circa 20 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda i ricavi, nel 2016 Snap ha raggiunto i 404 milioni di dollari, rientrando nelle aspettative degli analisti e superando quelle interne, che prevedevano ricavi intorno ai 350 milioni di dollari. Snap ha sottolineato la forte crescita del suo business pubblicitario ricordando che nel 2015 i ricavi erano stati pari a 58,7 milioni di dollari. Allo stesso modo, però, sono cresciute anche le perdite, passate da 372,9 milioni di dollari a 514,6 milioni di dollari. Anche Twitter non generava profitti al momento dell'IPO, mentre Facebook era già in attivo. Quella di Snap si delinea già come l'offerta publica iniziale più alta da quella record di Alibaba nel 2014.
Snap, fondata nel 2011 con il nome Snapchat, si trova quindi in un periodo tanto entusiasmante quanto difficile. La sua crescita è innegabile – è otto volte più alta di quella di tutte le altre start-up della Silicon Valley – ma l'applicazione si è ritrovata al centro del un fuoco incrociato di tutte le app appartenenti a Facebook, come Instagram, che ne ha letteralmente copiato l'impostazione con la funzione Storie, a breve in arrivo anche su Facebook. Anche per questo Snapchat ha rallentato la crescita nel corso dell'ultimo trimestre del 2016. Un elemento che potrebbe far preoccupare gli investitori, ma che sembra non preoccupare i vertici dell'azienda che sta per diventare pubblica proprio nel momento in cui il prodotto di punta perde parte del suo appeal.