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Snapchat, un ex dipendente accusa l’azienda di aver diffuso dati falsi per gonfiare l’IPO

Secondo quanto riporta Hollywood Reporter, un ex dipendente di Snapchat avrebbe portato in tribunale l’azienda guidata da Evan Spiegel per aver ingannato investitori e realtà interessate ad investire nell’azienda, ormai prossima alla sua IPO, con numeri falsi per quel che riguarda gli utenti che usano l’applicazione.
A cura di Francesco Russo
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Secondo quanto riporta Hollywood Reporter, insieme ad altri siti di news americani, un ex dipendente di Snapchat avrebbe portato in tribunale l'azienda guidata da Evan Spiegel per aver ingannato investitori e aziende, interessate ad investire nella realtà ormai prossima alla sua IPO, con numeri falsi per quel che riguarda gli utenti che usano l'applicazione. Anthony Pompliano, questo il nome dell'ex dipendente, con un passato in Facebook, è entrato in Snapchat nel settembre del 2016 e sostiene che l'operazione di dare informazioni errate sulla base utenti sia stata dettata dall'interesse di attrarre grossi investitori per finanziare il prossimo sbarco a Wall Street, che dovrebbe tenersi il prossimo marzo di quest'anno.

Snapchat è ormai l'app di messaggistica preferita dagli utenti più giovani e, anche se non si conoscono effettivamente dati certi sulla base utenti complessiva, è noto che gli utenti attivi al giorno sono 150 milioni, un dato che si rivela più alto della base utenti giornalieri di Twitter che si ferma a 130 milioni. Nell'aprile del 2016 Snapchat è riuscita a totalizzare più di 10 miliardi di visualizzazioni video, un numero impressionante. Tuttavia, non si conosce il numero preciso degli utenti e neanche Snap, la società che gestisce la piattaforma, ha mai diffuso dati ufficiali a riguardo.

Dunque, Pompliano sostiene che Snap avrebbe mentito sui dati in crescita per rendere la società più appetibile agli occhi di potenziali investitori. Pompliano sostiene che che il CSO dell'azienda, Imran Khan, avrebbe continuato a fornire dati falsi sul numero degli utenti anche mentre gestiva un finanziamento da 200 milioni di dollari che arrivava dai cinesi di Alibaba. E sempre da quanto si apprende dai documenti depositati presso il tribunale di Los Angeles, Snap non avrebbe mai costituito un team interno per monitorare i dati sulla base utenti proprio perchè a Evan Spiegel non piacciono particolarmente questi numeri.

Pompliano, che complessivamente ha lavorato in Snap per tre settimane prima di andare via, sostiene anche, nella sua denuncia depositata, di essere stato assunto allo scopo di ottenere informazioni riservate che riguardassero Facebook, l'azienda dove lavorava Anthony Pompliano prima di occuparsi di Snapchat. All'interno dei documenti depositati si legge anche che il management di Snap ha cominciato a vedere Pompliano come un impedimento alla sua IPO per il fatto di "non aver voluto chiudere un occhio sui dati falsificati".

A pochi mesi dallo sbarco in Borsa, Snap si vede costretta a gestire una situazione non facile, molto delicata, al punto che potrebbe mettere a serio rischio la stessa IPO se le accuse di Pompliano dovessero trovare un fondamento. Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane.

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