“Sorridi per rompere le catene della schiavitù”: il controverso filtro di Snapchat
Le intenzioni erano buone, ma l'ultimo filtro lanciato da Snapchat per sostenere la lotta contro la disuguaglianza e l'ingiustizia razziale si è rivelato un vero e proprio scivolone che ha costretto l'azienda a scusarsi con i suoi milioni di utenti. Nell'ultimo filtro in realtà aumentata realizzato da Snapchat e finito online pochi giorni fa si invitavano infatti gli utenti a "sorridere per rompere le catene" di oppressione e schiavitù; l'accostamento è però stato giudicato insensibile e ha portato a proteste da parte di utenti e osservatori esterni, che a loro volta hanno portato alla scomparsa del filtro dall'app e alle scuse dell'azienda di queste ore.
A cosa si riferiva il filtro
La vicenda si è svolta nel corso di poche ore settimana scorsa, quando Snapchat ha portato online quella che riteneva potesse essere una celebrazione del Juneteenth da parte dell'app. Ricordata e attesa nella maggior parte degli Stati Uniti come giornata della libertà o dell'emancipazione, la ricorrenza si festeggia il 19 giugno in memoria del giorno in cui — nel 1865 — venne abolita la schiavitù nel Paese.
Il movimento Black Lives Matter
Quest'anno la ricorrenza ha assunto un valore ancora maggiore perché è caduta nel corso delle manifestazioni che in tutti gli Stati Uniti si stanno svolgendo per protestare contro l'uccisione di George Floyd da parte della polizia di Minneapolis. Il movimento che è nato da queste proteste ha riacceso i riflettori su problemi di disuguaglianza che affliggono la comunità nera e le altre minoranze, e che in molti nel Paese hanno preferito ignorare per anni.
Come funzionava il filtro
Il filtro apparso su Snapchat per celebrare la festività utilizza gli algoritmi di realtà aumentata dell'app per sovrapporre il volto rilevato dalla fotocamera a uno sfondo composto dai colori panafricani e da due catene che si spezzano non appena l'utente in primo piano si mostra sorridente. La necessità di sorridere è probabilmente dovuta al fatto che gli algoritmi del filtro devono rilevare un cambiamento nel volto identificato prima di poter attivare l'animazione delle catene, ma ha provocato critiche da più parti per l'associazione di idee decisamente dissonante.
Cosa è andato storto
Snapchat dopo aver rimosso il filtro finito sotto accusa si è scusata con la comunità di utenti, spiegando che la novità non era stata vagliata con la consueta accuratezza. Secondo la ricostruzione più verosimile della vicenda, il team di Snapchat che realizza questi contenuti è basato in Ucraina, e per questo potrebbe aver sviluppato il filtro senza possedere la necessaria sensibilità in materia. L'opera di controllo sarebbe poi mancata — come ammesso dalla stessa azienda — e il risultato sarebbe finito online nella forma che ha indignato gli utenti.