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Stop alle password condivise di Netflix: un software potrebbe bloccare i furbetti

Contro la condivisione dei dati di accesso a piattaforme come Netflix e Spotify la Synamedia ha presentato un sistema in grado di individuare gli account condivisi attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, segnalarli alla piattaforma e consentirgli di bloccare l’utente.
A cura di Marco Paretti
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La condivisione della password di Netflix è senza dubbio una delle pratiche più utilizzate dagli utenti abbonati al famoso servizio di streaming. Basta fornire i dati di accesso ad un amico o un parente per dividersi il costo mensile del servizio, che peraltro prevede la possibilità di utilizzare più profili e, quindi, mantenere le preferenze di visione e le proprie liste di serie TV e film. Nonostante questo, però, c'è chi propone servizi in grado di individuare questi "furbetti" con l'obiettivo di bloccarli. È questa l'idea di una startup britannica che al CES di Las Vegas ha presentato un sistema in grado di scovare gli account condivisi e bloccarli.

Un approccio che potrebbe essere applicato a Netflix, Spotify, Apple Music, Xbox Live e tutte le altre piattaforme che prevedono un abbonamento mensile. Proprio contro la condivisione dei dati di accesso la Synamedia ha presentato un sistema in grado di individuare gli account condivisi attraverso l'utilizzo dell'intelligenza artificiale, segnalarli alla piattaforma e consentirgli di bloccare l'utente. Una possibilità che potrebbe essere applicata a tutti i servizi, in particolare quelli che attualmente hanno chiaramente fatto capire che la condivisione della password non è una pratica benaccetta.

Netflix, per il momento, non è tra questi e, anzi, consente l'utilizzo di uno stesso account da parte di più persone e lo agevola consentendo di creare più profili. Ma non è detto che ad un certo punto decida di massimizzare i profitti imponendo un account per singolo utente, soprattutto se si affacceranno sul mercato queste soluzioni che gli consentono di controllare i furbetti. Altri servizi, come Spotify, potrebbero invece sfruttare subito queste realtà visto il loro continuo impegno contro la condivisione degli account, considerata come illecita. Insomma, non resta che attendere per vedere come le aziende si porranno nei confronti del prodotto di Synamedia.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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