Ricorso respinto, la sanzione resta. È la decisione del Consiglio di Stato, che ha dovuto esaminare la multa dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato per abuso di posizione dominante inflitta a Telecom Italia nel 2013. Ora che la pena è stata confermata in modo definitivo, l'azienda dovrà pagare i 103,8 milioni di euro imposti dall'Autorità più le spese legali: 32 mila euro di cui 7 mila all'Antitrust e 5 mila a favore degli altri soggetti coinvolti: Associazione italiana internet provider, BT Italia, Vodafone Omnitel, Fastweb e Wind.
La sanzione era stata imposta a Telecom Italia perché l'azienda, abusando della propria posizione, aveva ostacolato le offerte dei competitor nei confronti degli utenti. L'Antitrust aveva individuato due diversi comportamenti illegali: da un lato la compagnia aveva ostacolato l'utilizzo della propria infrastruttura da parte dei concorrenti, che in questo modo non potevano offrire servizi ai loro utenti: l'accusa era quindi quella di aver gestito in maniera differente gli ordinativi esterni e quelli interni. Dall'altro lato Telecom Italia aveva applicato forti sconti ai clienti business, troppo vantaggiosi perché la concorrenza potesse offrire servizi agli stessi prezzi senza perdite.
L'Antitrust ha sottolineato come anche Telecom Italia stessa, se avesse dovuto sostenere i costi degli altri operatori, avrebbe subito ingenti perdite a causa della tipologia di servizi offerti in relazione al loro costo per gli utenti finali. Le due pratiche sono costate a Telecom Italia 88,2 e 15,6 milioni di euro, che in totale hanno dato vita alla maxi multa di 103,8 milioni di euro. Da qui è partita la strada del ricorso: prima al Tar, poi al Consiglio di Stato. Che, però, ha confermato la sanzione. Ora Telecom non ha più scampo e dovrà pagare.