Travis Kalanick non è più CEO di Uber. L'amministratore dell'ormai nota azienda di trasporti segue la decisione annunciata la scorsa settimana di prendersi un periodo di pausa dal suo ruolo di comando lasciando a tempo indefinito le redini dell'azienda. Una scelta dovuta alle pressioni che hanno colpito Uber nel corso degli ultimi mesi a causa delle accuse di sessismo e molestie interne alla realtà americana. Secondo il The New York Times, un gruppo di grandi investitori di Uber hanno richiesto le dimissioni immediate di Kalanick, ottenendo la sua approvazione dopo "ore di discussioni".
Secondo quanto rivelato dalla testata americana, l'ormai ex CEO di Uber resterà comunque come membro del consiglio di amministrazione dell'azienda e manterrà il controllo su un importante numero di azioni con diritto di voto. "Amo Uber più di qualsiasi altra cosa al mondo e in questo momento difficile della mia vita personale ho accettato la richiesta degli investitori di fare un passo indietro per consentire ad Uber di tornare a crescere piuttosto che essere distratto da un altro scontro" ha spiegato Kalanick in una nota inviata al Times.
"Travis ha sempre messo Uber come prima cosa nella sua vita" ha commentato il Cda dell'azienda in un comunicato. "La sua è stata una decisione importante che rappresenta un segno della sua devozione e amore verso Uber. Allontanandosi si sta prendendo il tempo per riprendersi dalla sua tragedia personale lasciando spazio all'azienda di iniziare un nuovo capitolo. Siamo ansiosi di accoglierlo nel consiglio di amministrazione". Kalanick ha fondato Uber nel 2009 e nel corso degli ultimi mesi si è ritrovato a dover gestire una situazione difficile sia dal punto di vista lavorativo che da quello personale: lo scorso maggio la madre è morta in un incidente in barca.