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Tre giorni in ufficio e due a casa: il nuovo modello di lavoro di Google

Nel corso di un’intervista con Matt Murray, direttore editoriale del The Wall Street Journal, Sundar Pichai, amministratore delegato dell’azienda di Menlo Park, ha ventilato l’ipotesi di una nuova settimana lavorativa: tre giorni in presenza e due giorni da remoto. Una proposta che andrebbe incontro ai lavoratori, per permettere loro di raggiungere un equilibrio tra il tempo vissuto in ufficio e quello trascorso con la propria famiglia.
A cura di Ivano Lettere
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sundar pichai

Stando a quanto dichiarato dal CEO di Google Sundar Pichai durante un'intervista con Matt Murray, direttore editoriale del The Wall Street Journal, la Big Tech di Menlo Park potrebbe cambiare in modo "permanente" la giornata lavorativa dei propri dipendenti: un modello che prevede tre giorni alla settimana in ufficio e due giorni a distanza, grazie al quale i dipendenti raggiungeranno un buon "equilibrio" tra il tempo trascorso a casa e il tempo passato con i colleghi.

I complessi residenziali dell'azienda

Puntare sulla settimana flessibile è un'operazione che farebbe leva anche sui probabili investimenti edilizi. Risale a settembre la notizia dell'accordo da 2,1 miliardi di dollari che Google ha sottoscritto per espandere la sua cosiddetta "Google Hudson Square", un campus nella città di New York che ospita più di 7.000 impiegati. Oltre all'ampliamento, lo scopo ultimo dell'investimento per Pichai è "reinventare" gli spazi dell'azienda affinché promuovano la collaborazione e il divertimento.

Quando inizierà la settimana flessibile

Alphabet, la holding a cui fa capo Google, ha posticipato il rientro al lavoro a gennaio 2022, ma dopo quella data i lavoratori dovranno decidere se tornare o meno a lavorare in presenza. Per il momento, la percentuale dei dipendenti che ha scelto di uscire di casa per sedersi davanti al computer del proprio ufficio si aggira intorno al 25 percento, con qualche eccezione, come la sede newyorkese in cui la quota è già arrivata al 50 percento. Secondo uno studio commissionato dalla stessa piattaforma, ci si aspetta che il 20 percento dei dipendenti opti per l'impiego in remoto. Nel caso, si tratterebbe di circa 27.000 persone che dovranno fare i conti con una decurtazione dello stipendio del 25 percento. Non una quantità qualsiasi, ma il risultato di un'operazione fatta da Google grazie a "Work location tool", uno strumento per calcolare la retribuzione di chi sceglie lo smart working, basato sui costi dell'area in cui lavora il soggetto.

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