Dopo due settimane di sospensione, Twitch ha sbloccato il canale del Presidente USA Donald Trump, bloccato 14 giorni fa per la violazione delle linee guida sui contenuti d'odio. L'account presidenziale, utilizzato per trasmettere in diretta raduni e manifestazioni, era stato sospeso per commenti razzisti espressi dal Presidente in due occasioni. La prima è un raduno del 2015 trasmesso nuovamente questo mese in cui Trump ha definito gli immigrati messicani come criminali e stupratori, mentre l'ultima risale al recente raduno di Tulsa, dove il Presidente USA si è riferito ai criminali con il termine "hombre".
Questi due elementi hanno portato alla sospensione dell'account a pochi giorni dalla decisione di Twitch di intensificare i suoi sforzi nell'individuazione e soppressione dei contenuti d'odio e d'abuso, dopo che alcune storie di molestie hanno iniziato a emergere all'interno della community del portale. Con il ban a Trump, Twitch ha subito messo in chiaro che nessuno all'interno della piattaforma può considerarsi al di sopra delle regole. Nel caso del Presidente USA, peraltro, ci si chiede quanto potrà restare attivo il suo canale visto il suo approccio con questa tipologia di raduni che, si presume, continueranno a essere trasmessi sul suo profilo.
È probabile che Trump continuerà a esprimere commenti razzisti simili a quelli che hanno portato alla sospensione di due settimane, elemento che probabilmente comporterà un'ulteriore sospensione dell'account nel corso dei prossimi mesi. "Come tutte gli altri, i politici su Twitch devono aderire ai nostri termini di servizio e alle linee guida" ha spiegato Twitch. "Non facciamo eccezioni per contenuti politici o che fanno notizia e prenderemo provvedimenti sui contenuti riportati che violano le nostre regole". La decisione di Twitch è peraltro in forte controtendenza rispetto al resto dei social network, che nei confronti di Trump hanno sempre mantenuto una linea molto più permissiva rispetto al resto dell'utenza. Twitter ha iniziato solo recentemente a prendere provvedimenti su questi contenuti, mentre Facebook è stato fortemente criticato (anche dai suoi dipendenti) per aver fallito nel farlo.