
Uber ha stretto un accordo con la città di Boston per la condivisione delle informazioni di viaggio dei passeggeri registrate dal servizio di auto con conducenti. Una svolta inaspettata per un'azienda che da sempre si è dimostrata riluttante nel rilasciare questo tipo di informazioni ai governi.
Uber fornirà a Boston la distanza percorsa e il tempo impiegato dai passeggeri che utilizzano il servizio, così come l'inizio e la fine del tragitto. I dati saranno forniti con cadenza trimestrale a partire da febbraio e in maniera totalmente anonima.
Queste informazioni aiuteranno la città a migliorare i pattern dei semafori, ridurre la congestione sulle strade, rendere più efficienti gli investimenti sui trasporti e dare la priorità alle riparazioni stradali. "Per noi rappresenta uno strumento con il quale osservare le caratteristiche delle strade, i trend e i cambiamenti" ha spiegato Jascha Franklin-Hodge, CIO di Boston "Non è uno strumento con il quale seguire i movimenti di ogni singolo abitante. Non è questo il nostro obiettivo".
Uber spera di concludere accordi simili con altre città negli Stati Uniti. Un obiettivo non facile, soprattutto perché l'azienda è da mesi in lotta con diversi stati – primi su tutti New York e California – proprio per la riluttanza nel condividere le informazioni con il governo.
Molti stati vorrebbero che Uber ottenesse i permessi per operare sulle strade americane proprio come i taxi, mentre Boston ha creato in comitato dedicato all'esplorazione dei meccanismi che possano aiutare lo sviluppo delle modifiche proposte dallo stato.
Nel frattempo anche la polizia si è interessata alle informazioni registrate da Uber. Un interesse nato alla luce degli assalti ai danni dei passeggeri; recentemente un guidatore è stato accusato di stupro, rapimento e assalto nei confronti di una donna. Attualmente i taxi forniscono i dettagli dei propri percorsi alla polizia, che supervisiona il settore.
