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Uber sotto inchiesta penale: “Ha usato software anti-controlli”

Secondo quanto riportato nel corso delle ultime ore dai giornalisti di Reuters, il Dipartimento di giustizia federale americano avrebbe aperto un’inchiesta penale nei confronti di Uber per aver utilizzato una serie di software segreti con l’obiettivo di evitare i controlli delle autorità.
A cura di Matteo Acitelli
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Secondo quanto riportato nel corso delle ultime ore dai giornalisti di Reuters, il Dipartimento di giustizia federale americano avrebbe aperto un'inchiesta penale nei confronti di Uber per aver utilizzato una serie di software segreti con l'obiettivo di evitare i controlli delle autorità nelle città in cui l'azienda di San Francisco non aveva la licenza per svolgere il servizio privato di taxi.

Il software che le forze dell'ordine americane starebbero studiando si chiama Greyball, un programma che gli autisti di Uber utilizzavano per individuare se una chiamata arriva da un agente. Il programma in questione sarebbe nato inizialmente con la volontà di negare le richieste degli utenti che avevano violato i termini di servizio previsti dall'azienda fondata da Travis Kalanick ma nel tempo si sarebbe trasformato in un software "anti-controlli" che permette agli autisti di aggirare le autorità mostrando sullo smartphone da cui è stata attivata l'app una serie di auto "fantasma" che simulano l'arrivo di un finto taxi che in realtà non arriverà mai.

I vertici dell'azienda hanno proibito l'utilizzo dell'app Greyball a tutti gli autisti della compagnia dopo che la redazione del New York Times ha pubblicato un articolo in cui sottolinea la presenza di questo software che sarebbe stato utilizzato in numerosi Paesi europei tra cui anche l'Italia. Al momento sulla questione non è giunta alcuna conferma da parte dell'azienda. Tra le prime città in cui sarebbe stato utilizzato il software Greyball troviamo la città di Portland dove il programma "anti-controlli" sarebbe stato attivo fin dal 2014, ben un anno prima che il servizio venisse approvato.

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