Facebook sta impedendo agli utenti di pubblicare alcuni articoli informativi sul coronavirus a causa di un bug nel suo sistema anti spam: quando un link viene identificato come tale, il social non ne consente la pubblicazione né l'invio tramite messaggio. Il problema in questo caso è che il sistema deve aver indicato come malevoli alcuni articoli invece affidabili di fonti come Business Insider, BuzzFeed, The Atlantic e The Times of Israel, che su Facebook non sono condivisibili dagli utenti. Le segnalazioni sono arrivate su Twitter da parte degli utenti che non riuscivano a pubblicare questi link, mentre da Facebook non è stato ancora spiegato il motivo del problema.
Una delle possibili spiegazioni è che a generare l'intoppo tecnico sia stato un sistema automatico e non un moderatore umano. L'azienda di Menlo Park ha infatti chiesto a molti dei suoi moderatori di stare a casa a causa della diffusione del nuovo coronavirus, affidandosi a sistemi automatici per l'individuazione e la gestione dello spam e dei contenuti indesiderati. Il problema è che questo approccio potrebbe aver consentito a questi sistemi di individuare articoli affidabili indicandoli come spam per un errore di interpretazione, bloccandone la diffusione e la condivisione su tutto il social.
"Sembra che i sistemi anti spam di Facebook si siano confusi" ha spiegato Alex Stamos, un ex manager della sicurezza di Facebook. "L'azienda ha mandato a casa i suoi moderatori, che non possono generalmente lavorare fuori dall'ufficio a causa della privacy. Potremmo stare assistendo al machine learning che impazzisce senza un supporto umano". Secondo Guy Rosen, vicepresidente dell'integrità dell'azienda, il problema non sarebbe però da ricercare nel cambiamento legato ai moderatori: "È un bug del sistema anti spam, non legato ai cambiamento nella nostra forza lavoro di moderatori. Stiamo lavorando per correggerlo e far tornare online i post".