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Un hacker si impossessa di 2.5 milioni di numeri di telefono con Facebook

Uno sviluppatore statunitense archivia milioni di numeri di telefono degli utenti Facebook semplicemente utilizzando lo strumento di ricerca di Graph Search.
A cura di Daniele Cretella
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Facebook ancora alle prese con la privacy degli utenti. A distanza di poco più di una settimana dall' archiviazione del caso relativo alla pubblicazione di circa 6 milioni tra numeri di telefono ed indirizzi email appartenenti ad altrettanti utenti del più famoso social network della rete, un nuovo caso emerso nelle scorse ore sembra essere destinato a far riflettere sulla precaria protezione dei dati personali presenti in rete.

Secondo quanto pubblicato sul sito TechCrunch all' interno di un recente articolo, lo sviluppatore statunitense Brandon Copley, esperto nella realizzazione di app dedicate ai sistemi operativi portatili, durante lo scorso mese di Marzo sarebbe riuscito ad archiviare circa 2.5 milioni di numeri di telefono relativi ad altrettanti utenti di Facebook sfruttando quella lui definisce una vulnerabilità di Graph Search, ossia il nuovo strumento di ricerca messo a punto dall' azienda di Menlo Park. Ebbene, secondo quanto riportato dalla fonte statunitense, lo sviluppatore (o forse sarebbe più corretto parlare di hacker) si sarebbe reso conto della precarietà con la quale i dati sensibili degli utenti sarebbero stati gestiti da Facebook cercando di risalire all' identità di un presunto ladro (che a quanto pare avrebbe avuto un florido mercato su Craigslist) attraverso il suo numero di telefono.

Copley sarebbe rimasto sbalordito della facilità con la quale avrebbe ottenuto i dati personali del ladro e nel tentativo di mettere al corrente gli sviluppatori di Facebook della vulnerabilità del sistema di ricerca, avrebbe archiviato milioni di numeri di telefono utilizzato uno strumento software automatico. Secondo lo sviluppatore, infatti, chiunque sarebbe in grado di creare un data base archiviando milioni di numeri di telefono ed email relativi agli utenti del più famoso social network. Da parte sua Facebook, allertata dall' attività anomala di Copley, ha più volte bloccato il suo account fino allo scorso 26 Aprile, quando con una lettera firmata dai suoi avvocati, avrebbe ufficialmente chiesto una relazione dettagliata sulle modalità attraverso le quali lo sviluppatore avrebbe recuperato i dati degli utenti.

Stando a quanto affermato da alcuni portavoce dell' azienda di Mark Zuckerberg, i dati archiviati da Copley sarebbero tutti appartenenti ad utenti con account pubblico e, dunque, la responsabilità circa la diffusione delle informazioni personali non sarebbe da attribuire al social network. Insomma, ancora una volta ad emergere è il delicato tema sulla protezione della privacy sui social network che, da una parte, viene messa sempre più da parte a favore di una maggiore visibilità tra conoscenti ed amici; dall' altra, potrebbe mettere a repentaglio un diritto irrinunciabile, senza il quale le conseguenze potrebbero sfociare in violazioni soltanto in parte prevedibili e dunque evitabili. Il consiglio per evitare spiacevoli sorprese è, dunque, quello di mantenere quanto più alto possibile il livello della privacy all' interno dei propri account sui diversi social network.

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