Un redditometro per i colossi del tech. Questa l’idea dell’onorevole Carbone contro l’aumento dell’IVA
Approvato all'unanimità l'emendamento al disegno di legge sulla delega fiscale proposto dal deputato del Partito Democratico, Ernesto Carbone, che potrebbe in qualche modo modificare quello che in molti si attendono da tempo: far pagare una maggiore quantità di tasse ai colossi della tecnologia come Google, Facebook, Amazon ed altri. Un piccolo obiettivo che potrebbe addirittura divenire una svolta.
Il deputato Carbone aveva realizzato la proposta già la scorsa settimana e la stessa aveva subito fatto il giro del parlamento e non solo. La stessa consisteva in due emendamenti che riguardavano rispettivamente la volontà di aprire una partita iva pubblicitaria e una più generica stima degli introiti di queste società tecnologiche per una vera e propria tassazione progressiva. E' stato quindi realizzato un emendamento unico che conserva la volontà di creare una qualche modalità per affrontare il problema dell’elusione fiscale dovuto al cosiddetto “panino irlandese”.
Prevedere l’introduzione, in linea con le raccomandazioni degli organismi internazionali e con le eventuali decisioni in sede europea, tenendo conto anche delle esperienze internazionali, di sistemi di tassazione delle attività transnazionali, ivi comprese quelle connesse alla raccolta pubblicitaria, basati su adeguati sistemi di stima delle quote di attività imputabili alla competenza fiscale nazionale.
Intervistato da Webnews, il deputato ha in qualche modo chiarito come tutto sia nato dalle recenti discussioni in commissione Europea dove si punta proprio a mettere un fermo a tutta la situazione andando ad accordarsi proprio in questo senso con i colossi. Ha confermato come sia indubbio che il problema sia presente e che vi sia un netta sproporzione tra il fatturato dei colossi tecnologici e l'imposizione fiscale.
Alla domanda poi se vi fosse differenza tra aziende che vendono beni immateriali, come Facebook e Google, e aziende come Amazon, che hanno in Italia il magazzino e che operano quindi in modo materiale, il deputato ha dichiarato come Amazon in un certo senso abbia una storia a sé, che potrebbe essere risolta proprio dalle decisioni prese in sede europea. Carbone si è ispirato a quanto fanno in California e in Massachutes.
Non tutti lo sanno, ma a casa loro queste aziende hanno accettato una specie di redditometro. Il governo Usa considera la dichiarazione dei redditi e guarda a dipendenti, immobili, e altri criteri, poi in caso i conti non tornino chiedono un ravvedimento. Pagano tasse con percentuali a doppia cifra. Invece qui parliamo di tasse a malapena a sei zeri a fronte di fatturati di centinaia di milioni di euro. Briciole.
Deputato Ernesto Carbone
La proposta dunque è quella di creare una specie di studio di settore andando a creare un vero e proprio redditometro per questi colossi del tech. Tali aziende in fin dei conti hanno sedi fisiche piccole, pochi dipendenti, vendono servizi e non oggetti e per questo l’unica leva che si può utilizzare è mettere in discussione il fatto che vendono pubblicità a livello valenza territoriale, imporre una fiscalità. Addirittura secondo le fonti del deputato il gettito che si andrebbe a prendere fatti alcuni calcoli è di oltre 900 milioni di euro, che basterebbe addirittura per evitare l'aumento dell'IVA.