Nonostante i numerosi casi di Galaxy Note 7 esplosi nel corso delle ultime settimane, ancora nessuno aveva intentato una causa verso l'azienda sudcoreana responsabile dell'immissione sul mercato di dispositivi fallati. Il primo è stato Jonathan Strobel, un 28enne di Boca Raton, in Florida, che lo scorso 9 settembre è rimasto vittima di un incidente causato proprio dal nuovo phablet di Samsung. Nei documenti depositati in tribunale, Strobel spiega che il Note 7 è esploso mentre si trovava nella tasca frontale dei pantaloni. Ad oggi sono 92 gli incidenti accertati negli Stati Uniti, 26 dei quali hanno causato bruciature ad una o più persone.
"La sua coscia destra mostra una brutta ustione di secondo grado grande quanto uno smartphone" ha spiegato Keith Pierro, avvocato di Strobel. "Anche una mano è rimasta bruciata mentre cercava di recuperare il telefono". Per questo nella causa intentata a Samsung si legge che Strobel ha sofferto di "serie e permanenti ferite al corpo risultati in dolore e sofferenza, impedimento permanente, disabilità, angoscia mentale, perdita di gioia, spese mediche, perdita di stipendi e di lavori futuri". Samsung ha già richiamato milioni di smartphone in tutto il mondo attraverso un programma di sostituzione.
Proprio per evitare incidenti come quello che ha colpito Strobel l'azienda sudcoreana ha chiesto a tutti gli utenti di "smettere di utilizzare il Galaxy Note 7". Ironicamente, spiega l'avvocato del ragazzo, l'email di Samsung è arrivata circa 10 ore dopo l'esplosione del telefono nella tasca di Strobel. Certo, il ragazzo potrebbe aver letto del richiamo dalla forte copertura mediatica offerta dalle testate, ignorando il problema e continuando ad utilizzarlo, ma questo non è possibile confermarlo. La situazione, a questo punto, potrebbe precipitare velocemente, soprattutto se altri utenti seguiranno le orme di Strobel.