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Vicina ad una soluzione la class action tra lavoratori e colossi tech

Sarebbe vicina ad una soluzione la class action che vede coinvolti i lavoratori del settore tecnologico e le quattro aziende coinvolte, tra le quali figurano Apple e Google. Il giudice Lucy Koh ritiene che la cifra per il risarcimento dei lavoratori debba essere di almeno 380 milioni di dollari.
A cura di Francesco Russo
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Sarebbe vicina ad una soluzione la class action che vede coinvolti i lavoratori del settore tecnologico e le quattro aziende coinvolte, tra le quali figurano Apple e Google. La vicenda risale al 2011 quando un gruppo costituito da migliaia di lavoratori, per lo più ingegneri, decide di procedere contro i colossi tech colpevoli essersi accordati per limitare gli stipendi ai lavoratori e per ridurre a zero le possibilità di potersi muovere liberamente nel settore, impedendo loro di fatto di poter cogliere opportunità di lavoro presso un’azienda potenzialmente concorrente. Il periodo in cui sarebbe durato questo tacito accordo è di quattro anni, tra il 2005 e il 2009.

Il processo è iniziato lo scorso anno e inizialmente era stato previsto un rinvio ad aprile 2015. E sempre lo scorso anno, il giudice distrettuale di San Jose, Lucy Koh, aveva rifiutato una proposta di accordo da parte delle aziende coinvolte che prevedeva un risarcimento di 324,5 milioni di dollari per tutti i lavoratori coinvolti nella class action. Una proposta che la Koh ha ritenuto essere troppo bassa e che non risanava la perdita di salario che i lavoratori avrebbero sofferto.

Il giudice ritiene che la cifra da cui partire dovrebbe essere almeno di 380 milioni di dollari, anche in virtù del fatto che la vicenda potrebbe vedere coinvolte altre aziende come Disney e Intuit, facendo crescere in questo modo il numero dei lavoratori coinvolti. L'accordo dunque sembra essere imminente e le aziende coinvolte dovranno in breve tempo depositare una memoria dettagliata. A quel punto il giudice, con tutte le valutazioni del caso, deciderà se accettare o rifiutare l'accordo.

La vicenda ha scosso non poco la Silicon Valley negli ultimi mesi. L'accordo di fatto rendeva impossibile per un dipendente la possibilità di poter cambiare azienda alla ricerca di nuovi stimoli e di nuove opportunità. Tale accordo era motivato dal fatto che le grosse aziende volessero di impedire che i propri talenti, gli ingegneri più validi, potessero andare a mettere il loro talento a servizio dell’azienda concorrente. E tutto questo ha trovato anche conferme, infatti è stato provato uno scambio di email tra Eric Schmidt e Sergey Brin, di Google, e Steve Jobs, fondatore della Apple, che rivela l'esistenza dell'accordo per gestire al ribasso il mercato del lavoro del settore “tech”.

Al momento le aziende coinvolte hanno rifiutato qualsiasi commento sulla vicenda.

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