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WhatsApp bandirà dalla piattaforma i minori di 16 anni

I cittadini dell’Unione Europea minori di 16 già non potrebbero utilizzare la piattaforma, ma stando a quanto riportato da WaBetaInfo nell’ultima versione dell’app sta iniziando a prendere forma un sistema per tenere lontano dai server chi non soddisfa il requisito anagrafico. Di dettagli al riguardo però non ne sono ancora emersi.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Non è ancora chiaro come possa accadere, ma presto la piattaforma di messaggistica istantanea WhatsApp potrebbe impedire l'accesso ai propri servizi a tutti gli utenti con meno di 16 anni. La notizia arriva dalla comunità che fa capo a WaBetaInfo, secondo la quale la restrizione potrebbe essere presto imposta a tutti gli utenti residenti all'interno dell'Unione Europea, e dunque italiani inclusi.

In realtà non è la prima volta che su WhatsApp si affaccia lo spettro di un divieto d'accesso ai minori di 16 anni: ad aprile dell'anno scorso sempre WaBetaInfo ne aveva annunciato l'esistenza – almeno in via formale – all'interno dei termini di utilizzo dell'app. Già ai tempi un aggiornamento del documento del quale gli utenti sono tenuti a prendere visione prima del primo utilizzo del servizio avvisava che uno dei (pochi) requisiti per potersi collegare ai server dell'azienda dall'Unione Europea era quello di aver compiuto almeno 16 anni, in conformità al GDPR. Nell'ultimo aggiornamento software di WhatsApp sembrano però esserci tracce di un sistema che gli sviluppatori dell'app starebbero iniziando a sviluppare per bandire gli utenti che non soddisfano il requisito annunciato ormai più di un anno fa.

Purtroppo non è ancora possibile sapere di che tipo di sistema si tratti, dal momento che WaBetaInfo non ha fornito indicazioni su come è venuta a conoscenza dell'informazione e anzi, come la maggior parte degli osservatori, non ha idea di come possa fare l'app a capire se i suoi utenti abbiano più o meno dell'età richiesta per collegarsi. Qualcuno ha già chiamato in causa la casa madre Facebook e l'app sorella Instagram, dove queste informazioni abbondano e dove in molti casi sono legate ai numeri di telefono degli utenti registrati; tentare un incrocio automatico di questi dati del resto rischia di creare frizioni con la stessa Unione Europea sul territorio del rispetto della privacy, ma fare affidamento sulla buona fede degli utenti è il sistema già in uso ad oggi.

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