WhatsApp non processerà più le richieste da parte delle autorità cinesi per i dati degli utenti di Hong Kong. Lo ha annunciato pochi minuti fa la popolare applicazione di messaggistica istantanea, spiegando di voler rifiutare ogni richiesta fino a quando non sarà valutato l'impatto della National Security Law in merito ai diritti umani "attraverso consultazioni con esperti di diritti umani". La legge, accolta con numerose proteste in tutta Hong Kong, consente alle autorità di punire crimini come secessione, sovversione e terrorismo con pene che possono arrivare all'ergastolo.
Anche Facebook ha preso una decisione simile e metterà in pausa ogni richiesta da parte delle autorità in merito ai darti dei suoi utenti di Hong Kong. Al di fuori della famiglia di applicazioni di Mark Zuckerberg, anche il rivale di WhatsApp Telegram starebbe optando per una soluzione simile rifiutandosi di accettare richieste da parte del governo cinese. "Comprendiamo l'importanza di proteggere il diritto alla privacy dei nostri utenti di Hong Kong in queste circostanze" ha spiegato Mike Ravdonikas, capo del marketing di Telegram.
La nuova legge, in vigore da una settimana, si è scontrata con numerose proteste in tutta Hong Kong in seguito alle prime azioni intraprese dal governo cinese, che negli ultimi giorni si è spinto fino al rimuovere i libri pro democrazia dalle librerie e biblioteche. Le nuove regole prevedono un ventaglio molto ampio ma poco chiaro di azioni che possono essere considerate illegali, con ripercussioni che possono arrivare anche all'ergastolo. Oltre alla rimozione di alcuni libri, attualmente indicati come "in fase di revisione", le autorità hanno già iniziato ad applicare la legge arrestando le prime persone: il primo caso è quello di un ragazzo di 23 anni arrestato per aver incitato altri a chiedere la secessione di Hong Kong e aver guidato la sua motocicletta verso la polizia. Questo gesto è stato trattato come atto terroristico.