WhatsApp, un giudice di Rio ha imposto il blocco immediato in tutto il Brasile
Un giudice di Rio de Janeiro ha imposto a tutte le compagnie telefoniche del Paese di bloccare il servizio di messaggistica istantanea WhatsApp Messenger. La notizia arriva dopo che i vertici del social network Facebook si sono rifiutati di fornire informazioni utili per un'inchiesta giudiziaria. La giudice Daniela Barbosa ha quindi imposto il blocco immediato di WhatsApp in tutto il Brasile. Tutte le compagnie telefoniche che non rispetteranno il divieto imposto dal giudice saranno costrette a pagare una multa di 50 mila reais (circa 13 mila euro) al giorno.
Quest'anno WhatsApp Messenger è già stato bloccato per ben due volte all'interno del Paese. La prima volta il 17 dicembre 2015, quando un giudice di San Paolo ha intimato gli operatori telefonici di impedire l'utilizzo della popolare applicazione per la messaggistica. Le aziende del settore delle telecomunicazioni brasiliane cercano da tempo di arrestare l'enorme crescita di WhatsApp in Brasile, sostenendo che l'applicazione – in particolare la possibilità di effettuare chiamate gratuite – sia illegale e non regolamentata. Il secondo blocco di WhatsApp Messenger in Brasile è avvenuto il 2 maggio 2016 e per 72 ore ha impedito agli utenti brasiliani di collegarsi al servizio dell'azienda di Mark Zuckerberg.
Gli operatori telefonici locali (Tim, Vivo, Claro, Nextel e Hi) ritengono che l'app di instant messaging violi i regolamenti vigenti sul territorio. In passato la sospensione del servizio all'interno del territorio brasiliano è stata definita dal presidente di Anatel, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni brasiliana, come un'azione "sproporzionata e punitiva per gli utenti".
Sull'argomento è intervenuto anche un portavoce della nota applicazione di instant messaging WhatsApp Messanger che ha dichiarato: "Negli ultimi mesi, persone provenienti da tutto il Brasile non hanno trovato accettabili i blocchi giudiziari di servizi come WhatsApp. Passi indiscriminati come questi minacciano la capacità delle persone di comunicare, di svolgere il proprio lavoro e di vivere le proprie vite. Come abbiamo detto in passato, non possiamo condividere informazioni alle quali non abbiamo accesso. Speriamo di vedere questo blocco revocato al più presto"