Wi-Fi libero: nel Decreto del Fare un emendamento potrebbe introdurre procedure onerose per gli esercenti
Attuare una liberalizzazione del Wi-Fi nei locali italiani sembra non essere così semplice. Un emendamento presente nel Decreto del Fare approvato dalla Commissione Trasporti, Poste e telecomunicazioni sembra proporre un vero e proprio dietro front rispetto alle promesse per gli hotspot liberi in città e nei locali.
Il problema derivante dalla nuova norma, infatti, vorrebbe obbligare il gestore di un determinato negozio, ristorante o hotel a tracciare il collegamento dell'utente utilizzante il punto di Wi-Fi libero, con misure tecniche complicate e molto onerose. Un rischio importante che la nuova norma potrebbe portare sulla chiusura di locali magari utilizzati proprio per la connessione libera. Un problema che sembrava essere stato ampiamente risolto in positivo con la promessa di Palazzo Chigi proprio sulla esplicita liberalizzazione del Wi-Fi, senza tante normative a bloccarla.
Già il Garante delle Privacy aveva espresso la sua critica proprio nei confronti del decreto che: "reintroduce obblighi di monitoraggio e registrazione dei dati, gli stessi stabiliti dal decreto Pisanu e poi decaduti visti i danni che stavano provocando alla diffusione del Wi-Fi pubblico in Italia". Oltretutto, prosegue il Garante, tali dati che l'esercente dovrebbe andare sistematicamente a tracciare risultano essere "ai sensi della Direttiva europea sulla riservatezza e del Codice privacy dati personali, in quanto molto spesso riconducibili all'utente che si è collegato a Internet. Ecco perché ci si auspica lo stralcio della norma e l'approfondimento di questi aspetti nell'ambito di un provvedimento che non abbia carattere d'urgenza" .
Sulla difficoltà di realizzare una liberalizzazione del Wi-Fi così come viene delineata dall'emendamento del Decreto del Fare si è pronunciato anche l'esperto informatico Stefano Quintarelli di Lista Civica, il quale ha confermato come l'andare a monitorare ogni utente che si unisce alla rete libera in Wi-Fi risulti essere una cosa oltre che onerosa anche di difficile realizzazione. Come spiega: "bisognerebbe installare e gestire un server apposito, denominato syslog, messo in sicurezza, per associare l'indirizzo al MAC Address che identifica il dispositivo". Ma nel momento in cui un determinato utente si connette solitamente questo riceve un IP della rete interna che non consente né la tracciabilità del collegamento né alcun tipo di informazione. Per bypassare tale situazione si dovrebbe quindi "obbligare il gestore a fornire un Ip pubblico, che però nel mondo sono praticamente esauriti".
Insomma la decisione chiaramente sta ora nelle mani delle Camere, con una polemica decisamente forte sul futuro del Wi-Fi in Italia, che risulta sempre più compromesso, e con la possibilità che lo stesso venga inserito in un maxi emendamento, si spera positivo per i cittadini, prima della conversione in legge del Decreto del Fare.