WikiLeaks, ecco chi è l’informatore pagato dall’FBI
La storia di WikiLeaks e di Julian Assange è arrivata agli onori della cronaca nel luglio del 2010 quando il sito, curato da giornalisti, attivisti, scienziati, ha svelato ai quotidiani New York Times e The Guardian nonché al settimanale Der Spiegel il contenuto di alcuni documenti riservati dai quali erano emersi importanti aspetti nascosti della guerra in Afghanistan. Retroscena che hanno creato un vero putiferio in tutto il mondo visto che si trattava tra le altre cose, dell'uccisione di civili e l'occultamento dei cadaveri; l'esistenza di un'unità segreta americana dedita a "fermare o uccidere" talebani, anche senza un regolare processo; il doppio gioco del Pakistan, ufficialmente paese alleato degli Stati Uniti, i cui servizi segreti tessevano rapporti di collaborazione con i capi talebani per combattere l'operato militare americano e organizzare perfino complotti contro leader afghani.
Si scopre oggi, grazie ad un articolo inchiesta pubblicato su Wired.com, come nel 2011, uno dei volontari al lavoro per il sito era, allo stesso tempo, al servizio anche dell'FBI, l'agenzia di spionaggio americana. Il protagonista di tale doppio gioco si chiama Sigurdur Siggi Thordarson, islandese diciasettenne all'epoca dei fatti, entrato a far parte del gruppo di Assange nel febbraio del 2010 come fidato responsabile della gestione della chat del sito, importante porta per tutti coloro che avessero voluto mettersi in contatto proprio con WikiLeaks. Tale ruolo chiaramente avrebbe permesso a Thordarson di partecipare attivamente alla negoziazione con Bradley Manning Defense Fund per la famosa donazione di 15 mila dollari nonché di intraprendere i contatti con un nuovo volontario per rendere disponibili i documenti dell'epoca di Kissinger messi online da WikiLeaks nei mesi scorsi.
Il ragazzo islandese si sarebbe venduto facilmente all'agenzia di spionaggio americana già dall'agosto del 2011 quando avrebbe preso contatto con l'ambasciata americana di Reykjavik prima via email e poi addirittura presentandosi di persona con fotocopie del passaporto di Julian Assange provando il suo contatto con il mondo di WikiLeaks. Il prezzo della compravendita da parte dell'FBI per le informazioni del ragazzo sarebbe stato di soli 5 mila dollari, giustificati per le spese di spostamento. Oltretutto lo stesso islandese avrebbe consegnato agli americani addirittura otto hard disk pieni di informazioni e documentazioni inerenti il lavoro in atto sul sito di Assange.
Molti aspetti però della vicenda non quadrano completamente. Tralasciando alcune situazioni dai risvolti diplomatici e le vicende che avevano portato gli agenti dell'FBI a passare giornate intere in Islanda per incontrare la propria talpa negando l'evidenza dei viaggi, sembra che WikiLeaks avesse cessato i suoi rapporti con Thordarson già nel novembre del 2011, a causa della messa online da parte dell'islandese di un sito per la vendita di magliette dell'organizzazione per suo personale profitto. I dubbi sulla lealtà di Thordarson sembra fossero in qualche modo presenti già ad Assange e ai suoi collaboratori. Birgitta Jonsdottir, per esempio, lo definisce un "bugiardo patologico" che avrebbe creato malumori all'interno proprio della stessa organizzazione.
Il mistero comunque sembra continuare. Sia per quanto concerne i dubbi sul motivo reale dell'intervista a Wired, sia sulle ragione che avrebbero portato il giovane islandese ad avere una stretta collaborazione con l'FBI visto che faceva parte dello staff di Assange. Oltre a questo, Thordarson risulterebbe indagato in Islanda per crimini fiscali estranei al suo collegamento con WikiLeaks, una "tegola" ulteriore a tutta questa situazione decisamente pericolosa e quanto mai intrigata tra WikiLeaks, l'FBI, il governo americano e chissà quali altri concorrenti, che di sicuro farà parlare ancora di sé.