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YouTube, continua il boicottaggio degli inserzionisti contro i contenuti d’odio

Dopo l’episodio accaduto nel Regno Unito, dove alcuni brand che avevano visto la propria pubblicità su YouTube passare su contenuti video inneggianti all’odio, continua l’azione di boicottaggio da parte delle grandi aziende che chiedono più controlli per i propri annunci. Google deve cominciare a pensaci prima che il fenomeno si estenda oltre.
A cura di Francesco Russo
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Dopo l'episodio accaduto nel Regno Unito, dove alcuni brand che avevano visto la propria pubblicità su YouTube passare su contenuti video inneggianti all'odio, continua l'azione di boicottaggio da parte delle grandi aziende. Realtà come L'Oreal, Volkswagen, Renault, McDonald's, Royal Mail e ancora Verizon, AT&T e Johnson & Johnson hanno cominciato ad abbandonare la piattaforma come forma di protesta, chiedendo a Google non solo di non far apparire i propri annunci al fianco di quel tipo di contenuto, ma, soprattutto, maggiori opzioni di controllo. Il vero senso di questo boicottaggio, che potrebbe costare molto a Google, essendo uno dei maggiori player per quanto riguarda la pubblicità online, è che le aziende chiedono di poter monitorare i propri annunci e di decidere anche come meglio posizionarli. Intanto Google pare voler affrontare la questione accordando degli sconti alle campagne in atto.

Il colosso di Mountain View, per affrontare questa inedita situazione, starebbe pensando di tagliare le tariffe pubblicitarie per arrestare la fuga degli inserzionisti da YouTube ad altre piattaforme dopo il caso degli spot mostrati accanto a contenuti video inneggianti all'odio. Secondo il Financial Times, gli inserzionisti starebbero infatti trattando per avere sconti negli spazi pubblicitari "premium", in modo da proteggere le aziende ed evitare che i loro spot appaiano vicino a contenuti inappropriati, in grado di danneggiarne l'immagine.

La fuga dei grandi marchi da Google è iniziata in Europa e in particolare nel Regno Unito, dove nei giorni scorsi era scoppiato il caso delle pubblicità piazzate di fianco a video d'estremismo su YouTube. Il problema, per le casse di Google, si è allargato ulteriormente estendendosi all'Australia: Vodafone, Nestlé, Holden e Kia hanno sospeso temporaneamente le inserzioni su YouTube. A queste, nelle ultime ore, si sono aggiunte le compagnie australiane Bunnings, Foxtel e Caltex.

Ma Google deve fare un passo ulteriore prima che la situazione possa assumere dimensioni ancora più grandi. YouTube gode di 400 ore di video caricati, 1 miliardo di ore di visualizzazioni ogni giorno con 11 miliardi di dollari di fatturato, secondo i dati relativi al 2016. Le aziende chiedono un controllo più diretto dei propri annunci. Vedremo quali saranno gli sviluppi.

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