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AgCom, 3 domande per Francesco Posteraro

Il neo eletto alla carica di Consigliere per l’Authority delle Comunicazioni risponde in una lettera al Corriere della Sera a quanti hanno criticato le nomine AgCom come semplice frutto di spartizioni politiche. Alcuni episodi poco chiari però mettono in discussione le sue affermazioni.
A cura di Angelo Marra
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Se si viene eletti in un'authority da sempre feudo della politica e la propria candidatura è sostenuta e promossa pubblicamente da un partito, il minimo che possa capitare è di venire indicati come persone perlomeno “vicine” ad uno schieramento politico piuttosto che ad un altro. In Italia tale “vicinanza” è stata spesso confusa come “sudditanza”, con consiglieri “indipendenti” che vengono folgorati sulla via di Damasco e che improvvisamente decidono di portare le istanze del partito che li ha promossi come se fossero le proprie, con buona pace dell”'indipendenza”. Se poi si parla di AgCom, tale confusione almeno in passato si è dimostrata puntuale ad ogni occasione. Chi auspicava che questa volta, con un governo tecnico e non politico, qualcosa cambiasse nelle nomine dei vertici di authority di vitale importanza come AgCom, si è dovuto ricredere; Monti ha nominato l'amico Cardani alla Presidenza senza consultare nemmeno le altre candidature e per i quattro posti di consiglieri ci hanno pensato i partiti, con una divisione degna del manuale Cencelli. A nulla sono valse le richieste da parte della rete e della società civile che chiedevano a gran voce tecnici esperti e lontani dalle lottizzazioni politiche, né le battaglie dentro e fuori il Parlamento portate avanti dai partiti cosiddetti minori come Idv, Radicali, Fli e Sel; l'ultimo atto del teatrino dei curricula si è concluso all'italiana, con buona pace di trasparenza e competenza. Nulla di nuovo insomma ma c'è chi, questa volta, preme perchè il suo ruolo venga visto come super partes, lontano dai giochi degli schieramenti politici nonostante siano proprio loro ad averlo proposto. Si tratta di Francesco Posteraro, uno dei quattro nuovi consiglieri AgCom la cui candidatura è stata presentata dall'Udc. In una lettera pubblicata sul Corriere della Sera Posteraro ha voluto spazzar via ogni dubbio sull'indipendenza sua e del ruolo che è stato chiamato a coprire; eccone alcuni passaggi.

Vorrei tenermi lontano da ogni polemica ma non posso più esimermi dal tutelare la mia persona fornendo alla pubblica opinione elementi di verità. Ho accettato la proposta che mi è stata fatta di essere candidato a far parte dell'autorithy come tecnico indipendente, candidato da forze politiche che hanno riconosciuto e apprezzato questa mia qualità ma non connotato politicamente, nè tantomeno politicamente schierato

Da dirigente del servizio commissioni prima, da capo del servizio assemblea poi e infine da vice segretario generale, mi sono occupato innumerevoli volte di questioni e testi normativi, e non di poca importanza, concernenti le materie su cui è chiamata a intervenire l'AgCom.

Organismo che esercita innanzitutto poteri di regolazione e nel quale la presenza di un giurista è quindi indispensabile. Un giurista, vorrei sottolineare , mai legato da rapporti di alcun genere con i soggetti sottoposti ai poteri dell'authority, assolutamente non condizionabile da alcuno.

Davanti alla lettera-sfogo di Francesco Posteraro qualche domanda nasce però spontanea:

  • Come mai Posteraro, a fronte di questa così forte necessità per AgCom di avere un giurista tra i suoi consiglieri, non si è autocandidato per il ruolo ed ha atteso invece che a spingerlo fosse un partito?
  • Come mai il suo curriculum non risultava nel primo faldone ed è stato inserito in extremis con oltre 30 minuti di ritardo rispetto al limite orario, come sostenuto dal Corriere della Calabria?
  • Se la sua vicinanza all'Udc si limita al “riconoscimento” e all'”apprezzamento”, come mai il figlio Paolo è stato eletto nel consiglio di Comitato regionale per le Comunicazioni della Calabria (Corecom) grazie all'appoggio dello stesso partito e senza che la sua candidatura fosse nemmeno presente tra quelle pervenute (sempre secondo un articolo del Corriere della Calabria)?
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