Ai Weiwei libero: lo chiede la rete, ma la Cina non vuole interferenze
Come annunciato pochi giorni fa, il governo cinese si è reso colpevole dell'oltraggioso sequestro di uno dei più grandi artisti viventi: Ai Weiwei, artista concettuale dal superlativo talento, fervente contestatore, grande amante della rete, cittadino del mondo. Per chi non lo conoscesse, Ai Weiwei viene considerato il Picasso cinese, e non tanto per la supposta vicinanza stilistica tra i due, ma per la decisiva influenza che entrambi hanno esercitato sui rispettivi mondi: dopo Picasso, l'arte occidentale non è stata più la stessa, e lo stesso si può dire dell'arte orientale dopo Ai Weiwei.
Per oltre quattro giorni, non si è avuta nessuna notizia dell'artista. Il governo di Pechino si è blindato dietro un ostinato e sospettoso silenzio, tanto che i suoi fan erano atterriti all'idea che potesse essergli successo qualcosa di irreparabile. E così, tutto il popolo del web che, da sempre, gli dimostra enorme affetto, ha chiesto a gran voce che al governo cinese di pronunciarsi sull'accaduto.
E la pronuncia è arrivata -ieri- semplice ma durissima, senza appello: l'artista dissidente è sotto inchiesta per sospetti crimini economici, e viene fatta esplicita richiesta agli stranieri di non interferire negli affari cinesi perché, stando a quanto affermato dal portavoce governativo Hong Lei, non ne avrebbero "alcun diritto". Insomma: i pareri esterni non verranno ascoltati, nessuno potrà arrogarsi il diritto di richiedere il rilascio di un sospetto "nemico" della nazione cinese, né le associazioni non governative, né gli stati esteri, né -tanto meno- il popolo della rete.
In breve: le cose sembrano mettersi davvero male per Ai Weiwei.
L'artista entra così a far parte di un club tanto esclusivo quanto terribile: un gruppo di almeno cinquanta persone, tutte dissidenti, scomparse o arrestare a partire dallo scorso febbraio. In molti casi si tratta -letteralmente- di desaparecidos.
Nei primi giorni di marzo, il sito web ChinaGeeks ha stilato un elenco di 24 nomi -attivisti, blogger, avvocati- dei quali non si hanno notizie da molte settimane ed ha comunicato l'identità di almeno altri 20 arrestati. Cinque dei quali sono stati motivati con l'accusa di "istigazione alla sovversione", vale a dire il medesimo reato per cui il premio Nobel per la pace 2010 -Liu Xiaobo- è stato condannato ad 11 anni di carcere. Xiaobo sta ancora scontando la sua pena: nonostante il Nobel, nonostante l'indignazione internazionale, nonostante le voci di protesta si siano levate da ogni parte del globo. La verità -scomoda, terribile, inascoltabile- è che la Cina è troppo forte per essere fronteggiata e, in buona sostanza, finché si occupa dei suoi affari interni, può fare quello che vuole.
Il vento di rinnovamento che spira dal Nord Africa e dal Medio Oriente è arrivato a soffiare anche per le strade di Pechino, e il potere ne ha paura, lo teme così tanto da essersi impegnato in un vero e proprio rastrellamento intimidatorio, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze internazionali di un tale gesto, perché non ce ne saranno. Le scomparse e gli arresti hanno coinciso con l'approdo in estremo oriente della "rivoluzione dei gelsomini". Alcuni anonimi, infatti, hanno diffuso degli inviti tramite il web in cui si chiedeva ai cittadini cinesi di protestare pacificamente al fine di richiedere l'instaurazione di un governo democratico.
Eppure, nonostante il clima sia tutt'altro che rilassato, sono moltissime le persone che -in queste ore- affollano Twitter e il suo equivalente cinese, Sina, per chiedere il rilascio immediato di Ai Weiwei. La censura tenta disperatamente di eliminare qualunque tipo di appello, ma molti utenti riescono ad aggirare i filtri censori utilizzando parole che suonano come "Ai Weiwei" ma si scrivono in modo diverso. Pare infatti che, ad esempio, l'espressione "ama il futuro" in cinese somigli molto -sia graficamente che foneticamente- ad "Ai Weiwei" e, conoscendo la personalità dell'artista in questione, troviamo che ci sia anche una somiglianza "semantica" tra i due termini.
Ai Weiwei è un uomo innamorato della vita, un uomo che ripone infinita ed assoluta fiducia nelle capacità dell'essere umano di operare per il meglio, un uomo votato alla creazione di futuro migliore, un uomo che speriamo torni presto libero, perché di persone come lui non ce ne sono mai abbastanza. E la sua mancanza si sente già.