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Demetra, il web a misura di minori vincitore di un Grant al Working Capital. Intervista a Laura Ancillotti.

Un semplice plugin consentirà agli utenti di classificare i contenuti visualizzati per creare un database di siti adatti ai più piccoli. Un progetto sociale teso a garantire che la rete sia un luogo più sicuro per i minori.
A cura di Angelo Marra
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“Internet per i ragazzi: un amico o una minaccia?” La domanda è sicuramente attuale, visto che con le nuove tecnologie la rete è diventata uno strumento a disposizione di chiunque, anche dei più piccoli. Solo un minore su sei è accompagnato durante la navigazione da un adulto e chiunque utilizzi internet abitualmente sa benissimo come sia facile incappare in contenuti poco adeguati ai baby internauti, ma la rete è una risorsa troppo importante per poter essere esclusa dalla formazione delle nuove generazioni.

È necessario quindi creare un sistema di navigazione sicura, di facile utilizzo e di semplice istallazione. A questa richiesta ha provato a rispondere Laura Ancillotti con il suo progetto Demetra, un semplice plugin tramite il quale gli utenti potranno valutare le pagine visitate e indicarle come poco o molto sicure per i più piccoli, creando un database comune. L'idea è stata presentata all'ultima edizione del Working Capital Tour, conquistando un Grant da 30.000 euro.

Abbiamo intervistato Laura Ancillotti per scoprire cosa si nasconde dietro al progetto Demetra.

Raccontaci qualcosa del progetto: com’è nata l’idea? Da quante persone è composto il team? Quali sono i progetti e le speranze per il futuro?

L'idea del progetto Demetra è nata da una somma di esperienze lavorative e non. Ho realizzato che i ragazzi sono soli e passano la maggior parte del loro tempo sul web, dove si trovano i contenuti più disparati raggiungibili nello stesso modo, come in un calderone, mescolati senza nessun tipo di informazione o classificazione sui contenuti stessi. Facendo il confronto con altri prodotti digitali amati dai ragazzi, i videogiochi (che beneficiano di una commissione europea detta PEGI), mi sono chiesta come mai non ci fosse nessuna commissione o sistema di valutazione per i contenuti sul web. Mi sembrava assurdo: capivo che fosse costoso e forse utopico istituire una commissione dedicata e comprendevo che i criteri con cui valutare i contenuti potevano essere molto complessi. Ho anche pensato che infondo il web è quello che è perchè è un posto “libero” e una commissione potrebbe facilmente portare a una censura.

Ho fatto qualche ricerca sul tema, nei momenti liberi, e ho scoperto che esistono vari prodotti per rispondere alle preoccupazioni dei genitori che vedono i figli distaccarsi dal loro mondo reale e prossimo per entrare in uno sempre più lontano e virtuale, ma nessuno di questi affronta il problema nei panni di un ragazzo. Ogni sistema al momento tende a censurare contenuti, vietare acquisti o download. Come possiamo aspettarci che i ragazzi li usino? Consideriamo poi che spesso sono più svegli di noi e riescono ad aggirare anche ostacoli informatici di media complessità (ma anche un bambino di 6 anni riesce a chiudere un browser e aprirne uno diverso, se lo vede fare una sola volta). Demetra è un sistema che vuole creare una guida alla navigazione, raccogliendo valutazioni sui contenuti del web dagli utenti stessi. Si concentra sul fornire un'informazione e non sul bloccare o vietare qualcosa.

Forse la mia idea è stata vincente perchè ho cercato di chiedermi come reagirei come ragazza di fronte a questi strumenti, e cosa vorrei invece.

All'inizio ho studiato l'idea da sola: lavoro in un'agenzia web e ho le conoscenze tecniche per capire cosa può essere fatto e con quale tecnologia. Ho chiesto a un collega esperto di programmazione e database, Max Jacob, se in caso avessi trovato l'opportunità mi avrebbe affiancato nello sviluppo. Ho chiesto ad un grafico/illustratore, Diego Gabriele (è anche il mio fidanzato!) se mi avrebbe dato il suo aiuto. E così, una volta venuta a conoscenza dell'iniziativa di working capital, mi sono lanciata, anche se col lavoro full time avevo poco tempo da investire nel mio progetto. Il team quindi è molto ristretto, ma dopo l'assegnazione del Grant a Torino, ancor prima di firmare l'accordo per la borsa, ho ricevuto l'interesse del gruppo del progetto Navigare Sicuri di Telecom. Sono stata colpita dall'entusiasmo con cui hanno accolto la mia idea, tanto da proporsi come miei co-tutori per il lavoro, e in effetti la filosofia dietro a Demetra è perfettamente in linea con la loro.

Per il futuro prossimo lanceremo uno strumento utilizzabile dapprima da un gruppo di utenti test, anche grazie alla collaborazione di alcune community come quelle delle pagine social di Navigare Sicuri e promuovendo la partecipazione tramite eventi e incontri diretti con le famiglie che vorrei organizzare insieme ad ISF (Informatici Senza Frontiere). Una volta che avremo popolato di valitazioni il nostro database, ci concederemo del tempo per migliorare lo strumento e renderlo più popolare possibile, in modo da poter fornire l'informazione sui contenuti web in tempo reale. Mi piacerebbe anche poter collaborare con la polizia postale, o meglio fornire all'utente un'indicazione ulteriore se questa esistesse a livello di servizi al cittadino.

Cosa significa per una startup esordire nel mercato italiano? Quali sono le maggiori difficoltà che avete incontrato?

Nel mio caso non si parla molto di startup, quanto di ricerca: la sola difficoltà che ho incontrato è stata quella di trovare qualcuno che credesse nel progetto e volesse investirci su. Propormi ad una grossa compagnia come singola era poco praticabile: non sono un'autorità nel campo del web, né della sicurezza dei minori, e riuscire ad avere contatti con la polizia postale con un progetto non ancora concretizzato sarebbe stato impossibile.

Le parole chiave sembrano essere produttività e rilancio dell'economia. Quali sono i principali provvedimenti in cui confidate da parte del governo?

Questa è una domanda molto ampia. Il mio punto di vista è più vicino a quello di un individuo che a quello di una startup (se questi possono essere divergenti): spero in un futuro migliore. L'unica cosa che posso dire non vivendo l'impresa dalla parte dei datori di lavoro, è che forse ci vorrebbe un sistema che incentivi il lavoro di qualità, e non la “produttività” intesa come prodotto vendibile subito e in quantità, poiché questa seconda posizione non è lungimirante. Come nazione, storicamente, abbiamo una caratteristica: l'inventiva o la creatività. E' su questo che, secondo me, dovremmo contare.

Per favorirla forse si dovrebbe puntare a migliorare la qualità della vita in generale: penso alla possibilità di rendere compatibili lavoro e famiglia, all'introduzione al lavoro per i giovani, alle maternità, agli asili aziendali ma anche ad una maggior serietà nei controlli dei contratti ripagata da condizioni fiscali più leggere. Non so ecco, la burocrazia non è il mio forte!

Cosa trasforma una buona idea in un business redditizio? Quali sono le strategie da seguire?

Ecco, questa è una domanda ottima per il team di working capital. La categoria nella quale ho candidato il mio progetto è quella dell'innovazione a impatto sociale. Io credo davvero che aumentare la consapevolezza dei ragazzi durante la navigazione possa innescare una serie di cose positive a livello famigliare e sociale: dallo stimolare il dialogo genitori/figli al fungere da deterrente per chi volesse inserire contenuti inadatti sul web.

Come far fruttare quest'idea è chiaramente interessante, ma non era il mio primo obiettivo quando ho cominciato a dedicare tempo al progetto, tant'è che mi piacerebbe che questo strumento fosse gratuito per le famiglie, magari integrato nei sistemi operativi o nei browser.

Come impiegherai il premio che ti è stato assegnato?

Il premio servirà per coprire le spese dello sviluppo del tool, quindi servirà interamente per le risorse del team: non ci sono attrezzature da acquistare né strutture da organizzare. L'unica cosa che esula da ciò potrebbe essere una piccola parte della borsa che userò per promuovere la diffusione dello strumento Demetra, magari anche qualche gadget da distribuire agli incontri con le famiglie.

I numerosissimi progetti pervenuti alla giuria del Working Capital Tour denotano un certo fermento nel campo delle giovani aziende italiane. Cosa dobbiamo invidiare all'estero e quali sono invece i punti di forza dell'investire (in termini di idee e di soldi) nella produzione nazionale?

Potrei dire che il mio punto di vista è già chiaro dalle risposte precedenti. Mi sento solo di aggiungere, avendo lavorato anche all'estero, che in Italia c'è ancora troppa tendenza a lavorare su base di amicizia invece che di competenza. E' per questo che spesso i processi risultano farraginosi e si perdono tante forze in cose che non meritano.

Laddove gli investitori vogliano valutare la validità di un'idea, credo sia difficile che non ne esca una buona cosa. Basterebbe aver voglia di ascoltare, e stimolare chi ha idee a presentarle, anche, come state facendo voi, scrivendo articoli sull'iniziativa di telecom e working capital, per non dare sempre l'idea di un'Italia approssimativa e fanfarona, ma di un'Italia impegnata e coraggiosa.

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