Italia.it, tutto da rifare, il Consiglio di Stato annulla la gara
Se non ci fossero di mezzo i soldi degli italiani, il caso di Italia.it finirebbe nel repertorio di qualche cabarettista alle prima armi. Voluto fortemente dall'ex Ministro Brambilla, il portale sarebbe dovuto diventare il fiore all'occhiello del turismo made in Italy, un punto di riferimento per gli stranieri (ma anche i connazionali) per conoscere e scoprire le meraviglie della nostra terra. La realtà, come sempre quando si scava dietro all'apparente luccichio dell'aurea dorata berlusconiana, si è rivelata assai diversa.
Il sito è stato un fiasco totale, i testi presenti sfidavano le regole dell'italiano di base e le traduzioni nelle altre lingue sono diventate uno dei tanti tormentoni per cui all'estero ci prendono per i fondelli. Pur essendo un portale totalmente legato al turismo era privo di collegamenti con numerosissime strutture alberghiere, ristoranti, insomma tutto il mondo che generalmente fa parte appunto del turismo. Insomma, per farla breve, non serve a nulla.
Ma come nella migliore delle tradizioni, pur non avendo assolto neanche in minima parte al suo compito il sito è costato la bellezza di decine di milioni di euro, una spesa talmente ingiustificata – sia per la realizzazione in sé che per i risultati ottenuti – da aver scatenato un putiferio proprio per la mancanza di trasparenza sulle procedure.
Ora una nuova grana sembra arricchire la già florida situazione di Italia.it; il Consiglio di Stato ha infatti annullato il bando di assegnazione per la creazione dei contenuti sul portale. La gara era stata vinta da Monrif Net, Srl-Zeppelin group e Srl-Paesionline Srl, per un costo totale di (altri) 4 milioni di euro, ma la Unicity, una delle aziende escluse, ha presentato subito ricorso.
Il TAR del Lazio ha deciso di accogliere la richiesta di Unicity, condannando Promuovi Italia S.p.a., la società che gestisce il portale, e Monrif S.r.l.al pagamento delle spese legali. Ora entro 60 giorni dovrà essere presentato un ulteriore ricorso oppure il bando verrà definitivamente annullato e sarà necessario rifare la gara. Nel frattempo il Ministero continuerà a pagare lo stipendio dell'attuale redazione del sito fantasma, compresi 5 supermanager nominati proprio dalla Brambilla.