La risposta di Milena Gabanelli alla rete: “Devo parlare a tutti”
In seguito alla puntata di Report dal titolo "Il prodotto sei tu", abbiamo voluto indirizzare una lettera aperta a Milena Gabanelli e alla sua redazione per spiegarle come mai, a nostro avviso, lo stile, il contenuto e il tono della puntata dedicata al mondo del web 2.0 non ci sembravano condivisibili. Lo abbiamo fatto conservando il più totale e assoluto rispetto per il lavoro che Report svolge ormai da 17 anni e con il solo obiettivo di suggerire, umilmente, una riflessione nel merito di quanto è stato raccontato e -soprattutto- nel merito del "come" è stato raccontato, con quali sottolineature e (soprattutto) per provare quale tesi. Scrivendo quella lettera, abbiamo voluto dar voce a tutti coloro che, nella giornata di ieri, hanno mostrato di non aver gradito il taglio dato alla puntata, a tutti quei "nerd" (come ci chiama qualcuno), quei geek, quei lavoratori del web, ma anche quei semplici amanti e frequentatori occasionali della rete che domenica sera, davanti alla tv, si sono trovati più volte a dover strabuzzare gli occhi sussurrando perplessi: "ma perché hanno deciso di raccontare il web in questo modo? Perché parlano dei pericoli della rete come se non esistesse alcun modo per riconoscerli, evitarli, salvaguardarsi?". Non volevamo incoraggiare la divisione in due squadre contrapposte né, tanto meno, il tifo da stadio che ne è conseguito. Non volevamo che la questione si tramutasse in una gara di insulti tra chi è "con" e chi è "contro" Report. Qui nessuno è contro Report. Ci siamo solo espressi in merito a quanto abbiamo visto: le difese ad oltranza (così come le accuse pretestuose, indiscriminate e "politiche") non ci interessano.
Secondo la Gabanelli, lo scopo della trasmissione era quello di parlare "a tutti", compresa l'ormai celeberrima "Sora Cesira" (la versione 2.0 di quelle che -un tempo- erano le "casalinghe di Voghera") e, pertanto, il linguaggio andava necessariamente semplificato: un po' come quando si parla di nucleare e occorre limare la terminologia scientifica al fine di renderla divulgativa… Ma vogliamo davvero paragonare l'argomento "social network" a quello "fisica nucleare"? Gli spettatori mediamente informatizzati sono infinitamente superiori a quelli che si intendono di fisica nucleare (per quanto superficialmente), e se anche così non fosse, gli spettatori completamente a digiuno di web (o quasi) avrebbero diritto ad un racconto meno cupo e preoccupato e più concentrato sulla spiegazione (e la motivazione) dei pro e dei contro; un racconto che non sceglie (perché è una scelta…) di indugiare sull'enfatizzazione dei tanti difetti della rete come se questa fosse luogo esclusivo di terrore, perdizione, giochi di potere e magagne economiche. Tutti questo è presente (qualcuno lo ha mai negato?), ma c'è tanto di più. Un di più che si è deciso di non raccontare per concentrare l'attenzione sugli aspetti peggiori della rete, enfatizzandoli oltremodo, spaventando i neofiti, deludendo gli esperti e perplimendo molti "utilizzatori comuni", con un atteggiamento che è tipico di chi, non conoscendo qualcosa, istintivamente la teme.
Accogliamo la replica di Report e comprendiamo il punto di vista della redazione. Ma continuiamo a sostenere che sarebbe necessaria una puntata che racconti, con le medesima enfasi, delle meraviglie della rete, delle infinite opportunità che il web offre, di quanto Internet possa cambiare in meglio le nostre esistenze, a patto di osservare la "netiquette", a patto di imparare a proteggersi dalle truffe, dalle indesiderate invasioni della privacy, dai delinquenti… Così come nella vita non virtuale di tutti i giorni.
Update – ore 17:40
Il sito web della trasmissione Report ha appena pubblicato una nota che porta la firma di Stefania Rimini, autrice del servizio "Il prodotto sei tu" andato in onda su Raitre domenica 10 aprile. In seguito alle critiche suscitate dalla puntata in questione, la Rimini ha ritenuto opportuno offrire una replica a dir poco curiosa: il focus della trasmissione viene spostato dai "social network" alla "liberà della rete" e si accusano gli internauti che hanno osato esprimere disappunto su come è stata condotta l'inchiesta di essere dei soldatini pro-Zuckerberg, tutti impegnati nella difesa del giovane miliardario e poco interessati a difendere la vita del soldato Bradley Manning e a contrastare le direttive Agcom.
Ma il titolo del servizio non era "Il prodotto sei tu"? Perché accusare chiunque abbia avuto l'audacia di muovere qualche critica ai toni della trasmissione di non avere a cuore la libertà del web?
In seguito alla nostra puntata del 10 aprile "Il prodotto sei tu" (dedicata ai social network e alla privacy, sicurezza e libertà in rete) ci saremmo aspettati una mobilitazione del "popolo della Rete" italiano in difesa della libertà d’espressione su Internet, visto che l’Autorità garante delle comunicazioni sta ancora conducendo audizioni al riguardo e il momento giusto per farsi sentire è adesso. Invece, nessuno ha mosso un dito per digitare una mail di protesta. Ci saremmo aspettati ancora di più una mobilitazione in difesa del soldato Bradley Manning, che sta rischiando la vita accusato di tradimento, in nome della libera circolazione delle informazioni – qualsiasi informazione – in Rete. Invece no, la mobilitazione non è “salvate il soldato Manning”, ma “salvate il soldato Zuckerberg”. Potenza della Rete. Ci torneremo su, come di consueto, nel prossimo aggiornamento