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Strage di San Bernardino: l’FBI ha pagato 1,3 milioni di dollari per sbloccare l’iPhone 5C

A distanza di due mesi, da quando un giudice aveva ordinato alla Apple di fornire all’FBI il supporto necessario per sbloccare l’iPhone 5C appartenuto a uno dei due killer della strage di San Bernardino, adesso l’Uffico investigazione del governo Usa rende noto il particolare che tutti attendevano ormai da giorni: la cifra pagata è di 1,3 milioni di dollari, la più alta di sempre.
A cura di Francesco Russo
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A distanza di due mesi, da quando un giudice aveva ordinato ad Apple di fornire all'FBI tutto il supporto necessario per sbloccare l'iPhone 5C appartenuto a uno dei due killer della strage di San Bernardino, l'Uffico investigazione del governo Usa rende noto il particolare che tutti attendevano ormai da giorni. Tre settimane fa venne diffusa la notizia che l'FBI era riuscita a bloccare il dispositivo appartenuto a Syed Farook con un metodo messo a punto da una terza parte, senza specificare altro. Adesso si sa che l'FBI ha pagato un gruppo di hacker di professione 1,3 milioni di dollari per avergli fornito il metodo per riuscire a sbloccare il dispositivo, riuscendo a recuperare i dati. Uno sblocco costoso dunque e a darne informazione è lo stesso direttore generale dell'FBI, James Comey.

Il dettaglio che tutti attendevano di conoscere in questa lunga vicenda, in questo braccio di ferro durato più di due mesi che ha visto protagonista il governo Usa che ha adottato buona parte dei mezzi a disposizione per costringere la Apple a collaborare. Il colosso di Cupertino da subito, per voce del suo stesso CEO, Tim Cook, ha manifestato il suo netto parere contrario, motivando che quella violazione sarebbe stata poi usata in seguito per rendere violabili i dispositivi della Apple, mettendo a serio rischio la privacy e la sicurezza dei cittadini. Apple e Cook hanno mantenuto ferma la posizione per tutti questi due mesi, trovando anche la partecipazione di molte aziende tech che hanno manifestato il proprio sostegno alla campagna del colosso di Cupertino.

Il metodo utilizzato, efficace quindi per sbloccare l'iPhone 5C appartenuto a uno dei due killer della strage di San Bernardino dello scorso 2 dicembre, è costato "più di quello che farò nei restanti sette anni all'FBI, ma ne è valsa la pena". Queste le parole con sui James Comey riconosce che si è trattata di un'operazione molto costosa. La più costosa tra le operazioni di sblocco che finora si sono registrate, più di quella che è costata alla Zerodium, uno società di sicurezza informatica, quando si vide costretta a pagare 1 milione di dollari ad un gruppo di hacker per riuscire ad entrare in un iOS 9.1 alla fine dello scorso anno.

Qualche settimana fa, sempre James Comey, parlando a degli studenti della Kenion University, aveva affermato che il metodo che l'FBI stava per adottare non funzionerebbe per tutti gli iPhone in circolazione, ma solo per una parte ristretta.

Resta ancora da capire se l'FBI ha mostrato tale metodo alla Apple e se davvero questo metodo non sarebbe utilizzabile per i dispositivi più recenti, come iPhone 5S e iPhone 6. Apple sin dall'inizio di questa vicenda ha sempre temuto che qualcuno potesse offrire all'FBI un metodo per sbloccare l'iPhone e soprattutto ha sempre temuto che questo metodo possa poi essere utilizzato anche su altri dispositivi. Da questo punto di vista non si conoscono altri particolari, pur essendo questo il nodo della questione.

Dal punto di vista strettamente legato alle indagini, fonti Usa riportano che lo sblocco del dispositivo ha dimostrato che non vi fossero legami con l'ISIS da parte di Sayed Farook, ma è stato rilevato uno spazio vuoto della durata di 18 minuti, dopo l'attentato, del quale ancora non si conosce nulla.

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