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Aaron Swartz, un blogger rivela: “Spiato e pedinato dall’FBI”

Daniel Wright ha pubblicato alcuni documenti riservati, ora declassificati in parte dopo la morte dell’attivista, che dimostrano l’attenzione maniacale dei federali nei confronti del giovane informatico. Una pressione che lo ha portato ad uccidersi.
A cura di Angelo Marra
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Per anni l'FBI ha sistematicamente spiato e pedinato Aaron Swartz, l'attivista morto suicida alcune settimane fa. La conferma arriva da alcuni documenti pubblicati in rete dal blogger Daniel Wright che ha avuto accesso ai verbali dei federali, desecretati in parte in seguito alla scomparsa del "soggetto sotto indagine".

Dalle carte emerge un'attenzione forse eccessiva delle autorità nei confronti del giovane informatico, una pressione che la famiglia ha immediatamente indicato come la principale causa del crollo emotivo di Swartz che lo ha spinto a togliersi la vita. Risulta infatti che l'FBI tenesse costantemente sotto osservazione l'appartamento dell'attivista, i suoi spostamenti in auto, il traffico in rete e persino i profili di LikedIn e Facebook.

Un controllo 24h su 24, degno di un nemico pubblico numero uno, incompatibile con il banale furto di materiale informatico dal MIT, reato per cui era sotto indagine (l'istituto peraltro aveva ritirato la denuncia ma il procuratore ha voluto continuare lo stesso il processo). Molto probabilmente l'interesse dei federali andava ben oltre la causa in corso ed era indirizzato anche e soprattutto verso l'attivismo del giovane in battaglie come quella per la libera circolazione delle informazioni in rete.

Mistero per quello che riguarda 2 delle 23 pagine relative al caso Swartz che l'FBI non ha voluto rendere pubbliche. Secondo la versione ufficiale conterrebbero informazioni sulle fonti e sulle strategie di indagine che potrebbero "mettere in pericolo la vita di qualcuno".

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