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Agenda digitale per il futuro dell’Italia

Agenda Digitale è un’iniziativa che vuole porre all’attenzione di tutte le forze politiche, nessuna esclusa, il problema del ritardo tecnologico in Italia sollecitando il loro impegno a porre concretamente questo tema al centro del dibattito politico nazionale.
A cura di Anna Coluccino
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In Italia quasi la metà della popolazione usa Internet. La tecnologia è parte integrante della vita quotidiana di milioni di cittadini, eppure la politica italiana non ha mai posto la strategia digitale al centro del dibattito.

E' questo l'assunto di base da cui un gruppo di professionisti del web ha deciso di partire per lanciare una proposta, tanto ardita quanto necessaria.

Queste persone sono convinte che affrontare con incisività questo ritardo, eliminare i digital divide, sviluppare la cultura digitale con l’obiettivo di conquistare la leadership nell’applicazione delle potenzialità di Internet e delle nuove tecnologie, costituisca la principale opportunità di sviluppo, con benefici economici e sociali per l’intero Paese… E ne siamo convinti anche noi.

È per questo che Tech Fanpage ha deciso di appoggiare con tutte le sue forze l'iniziativa Agenda Digitale, attraverso la quale tutti noi chiediamo a gran voce di "dare un futuro digitale a questo paese".

Perché Agenda Digitale non si limita a domandare, ad interrogare, ma fa qualcosa che ormai ben pochi fanno: propone.

I punti essenziali del progetto sono obiettivi strutturali, rivoluzionari, che prevedono una fortissima presa di coscienza in merito all'importanza della cultura tecnologica. Si tratta di obiettivi per nulla facili da raggiungere ma che, probabilmente, proprio per la loro audacia potrebbero rivelarsi illuminanti per tutti coloro che sognano un deciso e definitivo cambiamento di rotta dell'Italia in materia di cultura digitale.

Questa iniziativa si propone di sensibilizzare le istituzioni in materia tecnologica perché "questo è il secolo digitale, e noi ce lo stiamo perdendo, economicamente e culturalmente". E allora quali sono le soluzioni di cui il nostro paese avrebbe bisogno? In che modo è possibile rispondere e rimediare al tremendo ritardo tecnologico che affligge, da sempre, il nostro paese? Come dicevamo, i promotori dell'iniziativa chiedono con "forza e passione civica" che entro 100 giorni da oggi venga redatta un'Agenda Digitale per l'Italia scritta assieme alle categorie economiche e sociali, agli enti locali e alle università, ed al varo dei primi provvedimenti;

La sfida è quindi quella di dare al Paese non singoli provvedimenti ma una strategia organica in grado di ottenere, come suggerisce anche Peter Kruger, uno degli organizzatori dell'iniziativa,  almeno quattro aspetti:

  • Infrastrutture tecnologiche : per massimizzare l’inclusione, restare allineati alle principali economie ed assicurare la continuità operativa dei servizi essenziali.
  • Servizi: sia servizi finali che infrastrutturali, includendo i necessari standard per l’e-business e per i beni digitali (o “neobeni puri”, secondo la definizione del CNEL).
  • Alfabetizzazione: per far conoscere e sperimentare a cittadini, imprenditori, funzionari e classe dirigente i vantaggi della digitalizzazione.
  • Regolamentazione: le norme giuridiche e regolamentari da adottare riguardanti la cittadinanza digitale nonché in materia di transazioni tra privati e con la PA, con una rilettura delle filiere in termini di ri-organizzazione di rapporti tra le imprese e tra queste e i fornitori di servizi di supporto.

Lo scopo di questa importantissima iniziativa è quello di richiamare l’attenzione di tutte le forze politiche, gli imprenditori, i lavoratori, i ricercatori, i cittadini, perché non vedano in queste parole la missione di una sola parte, ma di tutto il Paese.

Per capire meglio quanto possa essere importante per il nostro paese un'iniziativa del genere abbiamo rivolto alcune domande al prof. Francesco Sacco, docente di strategia aziendale presso l'Università dell'Insubria managing director del centro di ricerca EntER dell'Università Bocconi.

Ha scritto su temi legati alle tecnologie su Economia & Management, Il Sole 24 Ore (dove ha un blog personale), Corriere della Sera, La Repubblica. È membro fondatore di Equiliber.org, un'associazione senza scopo di lucro che nasce per migliorare le conoscenze che la gente comune ha delle conseguenze dello sviluppo tecnologico ed economico. Quindi chi meglio di lui poteva chiarirci le idee sull'Agenda Digitale!

Prof. Sacco, quali sono i primi tre punti di una possibile Agenda Digitale per l’Italia?

Direi che sono 3 + 1: 1) infrastrutture; 2) servizi digitali, sia pubblici sia privati; 3) alfabetizzazione informatica, soprattutto per imprenditori, manager e quadri, poi per i pensionati e i maturi. Il tema è meno importante per i giovani, che comunque si alfabetizzano da soli.

Inoltre l’Italia è l’ottava potenza economica del mondo ma la 48ma nel mondo digitale (The Networked Readiness Index 2009–2010 del World Economic Form). Stando così le cose, non recupereremo facilmente e siamo destinati a rimanere indietro. Per questo, il punto aggiuntivo è che si deve fare uno sforzo corale di Paese, pubblico e privato, università e associazioni, per cambiare insieme tutto in meno tempo, percorrendo una strada diversa dallo sviluppo lineare, mettendo insieme il meglio del Paese.

Qual è il settore digitale in cui il nostro paese ha ancora molto da fare e quello in cui, invece, si dimostra più all’avanguardia?

Da fare servizi digitali ed e-commerce: ci manca una cultura specifica, abbiamo poca offerta e la convinzione di fondo errata che Internet sia a premium rispetto al mondo fisico. Avanti: telefonia mobile. Siamo mediamente più sofisticati degli altri nell’offerta, ma non è un fattore competitivo tale da creare un vero vantaggio per il Paese.

Perché, a suo avviso, l'Italia è caratterizzata da questo enorme ritardo tecnologico?

È il saldo di diversi elementi:

1) anagrafico, siamo una nazione mediamente vecchia, quindi, poco incline al nuovo e al cambiamento;

2) culturale, anche se vecchi come noi, i giapponesi danno culturalmente una valenza positiva al progresso tecnologico che noi non abbiamo. L’italiano, invece, è un conservatore naturale.

3) colpa di una new economy che è arrivata tardi, ha creato meno e bruciato di più. Tenendo conto del fatto che l’italiano medio preferisce risultare furbo, a costo di perdere opportunità, che ingenuo, passato il momento “caldo”, nessuno si è veramente cimentato. Yoox, infatti, quotata l’ano scorso, era partita nel 2000…

Esistono delle piccole realtà pionieristiche nel nostro paese da cui si potrebbe prendere spunto per allargare il discorso all'intera nazione?

Yoox, per esempio, ma anche tante altre… Molte, però, se ne devono andare all’estero.

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Insomma, da quello che avete letto in questa breve intervista al Prof. Sacco e dall'immagine che vi proponiamo qui sopra avrete capito che facciamo sul serio.

Grazie alla sottoscrizione e alla partecipazione di 120 imprenditori ed esperti del Web, sul Corriere della Sera che potete acquistare oggi in edicola troverete un'intera pagina acquistata proprio per portare all'attenzione di tutti, compresa la classe politica italiana, un tema che ci sta molto a cuore, quello del futuro digitale del nostro paese.

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