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Ai-Da, la prima robot pittrice: esporrà a Oxford

L’automa è un androide dalle fattezze femminili battezzato Ai-Da, in onore della matematica Ada Lovelace e con un richiamo ai sistemi di intelligenza artificiale che ne animano il processo creativo. Vede il mondo attraverso le sue videocamere, lo interpreta attraverso algoritmi di machine learning e lo riproduce con matite e inchiostro.
A cura di Lorenzo Longhitano
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All'università di Oxford sta per aprire i battenti una mostra decisamente singolare, che ospita dipinti realizzati non da esseri umani, ma da un robot. L'automa ha fattezze umane — femminili per la precisione — ed è stato battezzato dai suoi inventori Ai-Da, in onore della matematica Ada Lovelace e con un richiamo ai sistemi di intelligenza artificiale che ne animano il processo creativo: vede il mondo attraverso due videocamere, lo interpreta attraverso algoritmi scritti da sviluppatori esperti nel campo del machine learning e lo riproduce su tela impugnando matite e pennelli nelle sue mani dal telaio metallico.

Nel suo aspetto estetico il robot è stato progettato dalla stessa azienda che ha realizzato gli automi della nota serie TV Westworld, ma fortunatamente l'intelligenza di cui dispone Ai-Da non è avanzata né problematica come quella dei personaggi dello show. Tuttavia l'androide riesce comunque a produrre lavori degni di nota e dallo stile piuttosto vario: partendo da ciò che registrano i suoi sensori può realizzare ritratti decisamente fedeli all'originale, ma anche concedersi la libertà di sperimentare — interpretando il soggetto in modo più creativo fino a rendere le opere decisamente astratte.

L'ideatore Aidan Meller ha speso parecchio per portare a termine il progetto, che però sembra stia dando i suoi frutti: stando a quanto dichiarato qualche mese fa, i lavori di Ai-Da gli hanno già fruttato più di un milione di euro. Resta comunque difficile dire se quelle realizzate da Ai-Da siano effettivamente opere d'arte: da una parte i suoi algoritmi non sono del tutto deterministici e rappresentano la realtà in modi potenzialmente sempre diversi; d'altro canto nel dispositivo manca del tutto la scintilla creativa, per non parlare della volontà di esprimere alcunché. A dire il vero però lo scopo dell'androide è esattamente quello di porre questa stessa domanda a chi ne osserva i lavori, che si potranno ammirare alla Barn Gallery dal 12 giugno al 6 luglio.

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